La grande veglia che stiamo celebrando ci porta al centro della nostra fede e della nostra identità di cristiani: la Pasqua del Signore, mistero di morte e di risurrezione. Nella grande varietà di spunti che la liturgia ci offre, sia attraverso le numerose letture bibliche che abbiamo ascoltato, sia attraverso i segni (il fuoco, la luce del cero, l’acqua del battesimo), mi soffermo sul brano dell’Apostolo Paolo ai Romani che abbiamo ascoltato subito prima del vangelo. In questo testo ci viene spiegato con grande incisività il legame tra il nostro essere cristiani e la Pasqua di Gesù. Il punto fondamentale che Paolo sviluppa è questo: si diventa cristiani partecipando alla morte di Cristo per essere poi uniti alla sua resurrezione.
Il punto di partenza è il valore salvifico della morte di Cristo: morendo sulla croce Gesù ha sconfitto la potenza del male che rende l’uomo schiavo. Per partecipare alla vittoria di Cristo sul peccato l’uomo deve essere unito a lui. Questa unione viene descritta con varie espressioni. Innanzitutto «essere battezzati nella sua morte», dove il termine «battezzati» andrebbe espresso meglio come «immersi». Una seconda espressione «sepolti con Cristo» (nel testo greco «con-sepolti»): a questo punto è chiaro il riferimento al rito del battesimo, soprattutto nella modalità per immersione propria della chiesa antica, dove la vasca battesimale richiamava il sepolcro e l’immergersi del catecumeno nell’acqua rappresentava un’esperienza di morte. Una terza espressione è «l’uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo» ad indicare come questa unione alla morte di Cristo sia per noi la fine dell’uomo dominato dal peccato, integrato nel vecchio mondo e incapace di essere libero.
Paolo sviluppa allo stesso tempo la parte positiva della unione con Cristo: lui è risorto e così allo stesso modo noi siamo chiamati a «camminare in una vita nuova», non «siamo più schiavi del peccato», «la morte non ha più potere su di noi».
Questa è la realtà del nostro essere cristiani: una realtà così grande da sembrare «incredibile». Dovremmo anche noi chiederci se ci crediamo veramente: sono convinto che nonostante la potenza del peccato che avvolge e condiziona il mondo io non ne sono schiavo e, se voglio, posso essere libero, posso vivere una vita diversa? Capiamo perché l’unico evento che ha veramente cambiato la storia umana è la Pasqua di Gesù e questo evento supera il tempo: Gesù non è un personaggio del passato, ma è il vivente: «egli morì per il peccato una volta per tutte, ora invece vive e vive per Dio», egli offre anche a noi di partecipare alla sua vita, una vita qualitativamente diversa da quella che ci può offrire il mondo. Sta a noi decidere: decidere di diventare cristiani come farà tra poco il nostro fratello Leonard che riceverà in questa notte i sacramenti dell’iniziazione cristiana o decidere di fare nostro con un’adesione personale e convinta quel battesimo che ci è stato dato all’inizio della nostra esistenza. L’augurio di buona Pasqua che vi rivolgo in questa notte è di lasciarvi morire al peccato per vivere in Dio con Cristo Gesù.