Che cosa succede nella Chiesa? Molti si sono fatti questa domanda reagendo alle notizie di questi ultimi giorni. Non si era mai visto che un arcivescovo, già stretto collaboratore di vari Pontefici, chiedesse le dimissioni del Papa, accusandolo di non essere intervenuto tempestivamente a sanzionare un cardinale resosi colpevole di gravi comportamenti omosessuali contrari alla morale e agli obblighi del suo stato. Contemporaneamente la pubblicazione delle conclusioni di un’inchiesta giudiziaria negli Stati Uniti d’America richiamava l’attenzione dell’opinione pubblica sulle dimensioni dello scandalo degli abusi sui minori da parte di membri del clero e persone consacrate.
E’ naturale che di fronte a queste notizie lo smarrimento, lo sconcerto e la rabbia siano i sentimenti prevalenti. Come Vescovo sento il dovere di intervenire per una parola di chiarezza e di coraggio.
Per quanto riguarda l’attacco al Papa, inedito per le modalità e la durezza, è stato ampiamente dimostrato la sua infondatezza e strumentalità: basta leggere le ampie analisi pubblicate dal quotidiano cattolico Avvenire o da siti di informazione religiosa come Vatican Insider. La nostra reazione come fedeli deve essere quella di rinnovare la nostra devozione e il nostro affetto al Papa, intensificando la nostra preghiera per Lui e per la Chiesa. Ricordiamo che «ubi Petrus, ibi Ecclesia» e chi mira a screditare il Santo Padre ferisce la Chiesa tutta. Apriamoci con disponibilità e apertura di cuore al suo insegnamento, che ci richiama incessantemente a vivere il Vangelo e ad attuare una «conversione missionaria» a tutti i livelli.
Per quanto riguarda gli abusi, poi, credo sia utile per tutti noi meditare attentamente la Lettera al Santo Popolo di Dio, pubblicata da Papa Francesco lo scorso 20 agosto. E’ un testo che ci suggerisce gli atteggiamenti spirituali con i quali affrontare questo scandalo, che mette duramente alla prova la nostra fede e il nostro rapporto con la chiesa e i suoi ministri. E’ significativo che Papa Francesco si sia rivolto al Popolo di Dio, cioè a tutti i membri della Chiesa, e non solo ai chierici e ai consacrati. Sottolineo solo alcuni passaggi, che mi sembrano particolarmente significativi. Innanzitutto va evidenziato l’invito a farci carico di quanto è avvenuto «La dimensione e la grandezza degli avvenimenti esige di farsi carico di questo fatto in maniera globale e comunitaria. Benché sia importante e necessario in ogni cammino di conversione prendere conoscenza dell’accaduto, questo da sé non basta. Oggi siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito». Questa solidarietà deve coinvolgerci tutti e deve portarci ad un rinnovato impegno di conversione: «La dimensione penitenziale di digiuno e preghiera ci aiuterà come Popolo di Dio a metterci davanti al Signore e ai nostri fratelli feriti, come peccatori che implorano il perdono e la grazia della vergogna e della conversione, e così a elaborare azioni che producano dinamismi in sintonia col Vangelo». Anche in questo momento doloroso ci è di aiuto l’esempio, orante e penitenziale, di Maria sotto la croce del Figlio: «Quando sperimentiamo la desolazione che ci procurano queste piaghe ecclesiali, con Maria ci farà bene “insistere di più nella preghiera” (cfr S. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 319), cercando di crescere nell’amore e nella fedeltà alla Chiesa».
+Pierantonio
Solidarietà al papa e reazione allo scandalo degli abusi
Lettera del Vescovo Pierantonio alla comunità diocesana
01-09-2018