SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

Lo Spirito Santo è il dono di Gesù Risorto
31-05-2020

La Pentecoste si ricollega alla Pasqua e ne è il completamento: lo Spirito Santo è il dono di Gesù Risorto, potremmo dire che è il frutto della sua morte e risurrezione. In questa prospettiva è interessante notare che l’effusione dello Spirito si colloca non solo 50 giorni dopo Pasqua (è quanto ci dice Luca nel brano degli Atti degli Apostoli proposto come prima lettura), ma anche nel momento della morte di Gesù e poi la sera di Pasqua, quando il Risorto si mostra ai discepoli riuniti nel cenacolo (Vangelo).

L’evangelista Giovanni nel descrivere la morte di Gesù sulla croce dice che «consegnò lo spirito»: qui il riferimento non è soltanto all’ultimo respiro, ma all’invio dello Spirito Santo che Gesù attua compiendo la volontà del Padre. Lo Spirito Santo sgorga dal dono della vita, che Gesù fa nel sacrificio della croce. Per accogliere lo Spirito bisogna dunque essere disponibili a vivere nel dono di sé a imitazione del Signore Gesù.

La seconda effusione dello Spirito avviene nella cornice domestica del cenacolo, ed è primariamente diretta agli apostoli impauriti e smarriti (Gv 20,22), quando Gesù “soffia” su di loro portando pace e perdono.

La terza effusione dello Spirito assume toni giganteschi e spettacolari: un fragore di tuono, un vento impetuoso, lingue di fuoco che si posano su ciascuno dei presenti, riuniti «nella stanza del piano superiore dove erano soliti riunirsi» (At 1,13), e dove era stato vissuto l’ultimo incontro con Gesù attorno a una mensa.

Ognuna di queste tre effusioni dello Spirito (potremmo parlare di tre diverse pentecoste) prende senso perché ognuna contiene uno specifico messaggio. La Pentecoste del Calvario ci indica la “fonte”: il dono dello Spirito nasce dalla morte di Gesù, una morte che, essendo il punto massimo di una rivelazione dell’amore, è in realtà una manifestazione di vita, come la successiva risurrezione si incaricherà di dimostrare in modo inequivocabile. La Pentecoste del Cenacolo mira a trasmettere a una piccola comunità, dove ancora serpeggia il dubbio, e forse anche un senso di vergogna per aver abbandonato Gesù nell’ora più buia della sua vita, il dono della pace e del perdono, di cui i discepoli, “perdonati”, sono chiamati ad essere loro stessi gli agenti della misericordia: è una potente iniezione di fiducia che li prepara alla terza, e grande Pentecoste, che li farà uscire delle “porte chiuse” per lanciarli sulle strade del mondo.

L’effusione dello Spirito è una realtà permanente della vita della Chiesa: potremmo dire che ne è l’anima. Solo convertendosi allo Spirito e lasciandosi guidare da Lui la comunità cristiana può vivere e testimoniare il mistero di amore e di donazione vissuto da Gesù. Solo entrando nella dimensione spirituale (la vita secondo lo Spirito) potremo capire qual è la missione della chiesa e quali dinamiche regolano la sua vita. Purtroppo spesso il nostro modo di guardare alla chiesa è legato ad una visione del tutto umana, ispirata ai criteri del mondo.

L’epidemia da coronavirus ci sta spingendo a ripensare anche la nostra immagine di chiesa. Infatti le restrizioni che ci sono state chieste stanno provocando cambiamenti profondi nella vita delle nostre comunità cristiane. La valutazione non può essere solo quella delle mie abitudini e del mio interesse, ma deve partire da una ricerca di dove il Signore ci voglia portare. Formarsi all’azione dello Spirito Santo diventa quindi il primo impegno a cui siamo chiamati nel tempo difficile che stiamo vivendo. Lo Spirito, in quanto dono di Dio, dona alla Chiesa la forma di Cristo. Come il Risorto, in quella che abbiamo definito la seconda Pentecoste la sera di Pasqua nel Cenacolo, dona lo Spirito attraverso il suo corpo ferito e risorto, così lo Spirito vivifica il corpo ecclesiale formato dai discepoli.

Nel riprendere gradualmente la vita delle nostre comunità cristiane, dedichiamo tempo e risorse ad ascoltare lo Spirito Santo di Dio: solo così la nostra chiesa potrà rinascere veramente e compiere la sua missione verso gli uomini del nostro tempo.

Adria, Cattedrale; Rovigo, Duomo-Concattedrale