La liturgia della Chiesa ci invita ad iniziare questo nuovo anno invocando la benedizione di Dio: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».
Questa benedizione ci è offerta da Maria, che oggi, nell’ottava di Natale, veneriamo come Madre di Dio: Lei ci dona il Suo figlio, Gesù, la salvezza dell’umanità. Maria è la madre, colei che genera, colei che dà la vita e che pertanto sta sempre all’inizio di un nuovo percorso, di una nuova storia. Da Maria pertanto possiamo imparare gli atteggiamenti spirituali con cui iniziare questo nuovo anno. Lei innanzitutto ha aperto il cuore alla Parola di Dio e così ha potuto far posto nel suo corpo al Figlio di Dio, Gesù, il Dio che salva.
È questo il contesto in cui celebriamo – anche quest’anno – per la 58a volta, la Giornata Mondiale della Pace.
Il messaggio che papa Francesco ha indirizzato a tutti gli uomini di buona volontà svolge quest’anno il tema: «Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace».
Come potete intuire, questo messaggio si colloca all’interno del Giubileo, che i chiama a «ristabilire la giustizia di Dio su tutta la terra». Vivere il Giubileo comporta mettersi in ascolto del «grido disperato di aiuto» che viene dai poveri della terra e impegnarci a togliere tutte le ingiustizie, che sono vere e proprie «strutture di peccato». Non possiamo chiamarci fuori da questa realtà: «Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità. All’inizio di quest’anno, pertanto, vogliamo metterci in ascolto di questo grido dell’umanità per sentirci chiamati, tutti, insieme e personalmente, a rompere le catene dell’ingiustizia per proclamare la giustizia di Dio. Non potrà bastare qualche episodico atto di filantropia. Occorrono, invece, cambiamenti culturali e strutturali, perché avvenga anche un cambiamento duraturo».
Il Papa mette in evidenza in particolare la necessità di fare giustizia rimettendo il debito dei paesi poveri: non è solo un atto di solidarietà, ma di giustizia, tenendo conto soprattutto del cosiddetto «debito ecologico» che i paesi ricchi hanno nei confronti dei paesi poveri. La pace nasce proprio da questo sforzo di togliere le ingiustizie; e in ciò tutti possiamo e dobbiamo far la nostra parte. Molto bello a questo proposito quanto papa Francesco dice circa l’impegno di «disarmare il cuore»: «Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo. Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte, basta qualcosa di semplice come un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito».
All’inizio del nuovo anno ci auguriamo a vicenda di essere ogni giorno costruttori di pace nei nostri ambienti di vita, così che possiamo essere raggiunti dalla beatitudine evangelica: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio».