In questo primo giorno dell’anno la nostra attenzione è tutta protesa al tempo che ci sta davanti: gli auguri che ci scambiamo esprimono il desiderio di poter vivere un tempo buono, ricco di serenità e fecondo di frutti. La liturgia apre il nuovo anno con la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che chiude l’ottava di Natale.
Maria è la madre, colei che genera, colei che dà la vita e che pertanto sta sempre all’inizio di un nuovo percorso, di una nuova storia. Da Maria pertanto possiamo imparare gli atteggiamenti spirituali con cui iniziare questo nuovo anno. Lei innanzitutto ha aperto il cuore alla Parola di Dio e così ha potuto far posto nel suo corpo al Figlio di Dio, Gesù, il Dio che salva. L’evangelista Luca ci descrive la fisionomia spirituale di Maria con una notazione che ci fa capire come per tutta la vita Maria ha continuato a custodire e ad accogliere la Parola: «Maria da parte sua custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»: Lei ci insegna che la Parola, per portare frutto ha bisogno di essere custodita e curata con amore: solo così è possibile scoprire il disegno di salvezza che è nascosto negli eventi della vita di ogni giorno. Se anche noi seguiremo l’esempio di Maria e sapremo custodire e meditare nel cuore quanto andremo vivendo in questo nuovo anno, scopriremo che il Signore cammina con noi e vuole costruire per noi e assieme a noi la storia della nostra salvezza. Tutta la nostra vita, infatti, è sotto la benedizione di Dio: su di noi infatti è stato pronunciato il suo nome. Il Vangelo ci spiega che il nome “Gesù” significa “Dio salva” e nel testo del libro dei Numeri, proposto nella prima lettura, per tre volte viene pronunciato il nome divino come benedizione su di noi. Questo testo bellissimo ci aiuta a guardare con fiducia e speranza il tempo nuovo che ci sta davanti: ci dice infatti che il Signore ci custodisce e ci protegge; che ci comunica la sua benevolenza (lo esprime con una immagine molto bella: lo splendore del suo volto) e infine ci dice che il Signore ci dona la pace: la pace (“shalom”) è la pienezza di tutto ciò che possiamo desiderare. E’ significativo che proprio nel primo giorno dell’anno, la Chiesa cattolica celebri la “Giornata mondiale della pace”. Questa iniziativa, voluta da papa Paolo VI, all’indomani della chiusura del Concilio, assume quest’anno un valore e un’attualità veramente particolari. L’anno che si è chiuso stanotte è stato segnato dallo scoppio di una guerra sanguinosa, che ci tocca pesantemente sia per la vicinanza geografica, sia per le conseguenze indirette che stanno condizionando in modo significativo la nostra vita quotidiana. Il conflitto, iniziato con l’invasione da parte della Russia dell’Ucraina, per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha le caratteristiche di un conflitto globale e si collega con tutta una serie di altri conflitti in varie parti del mondo, così da configurare quella che Papa Francesco da tempo definisce come la «terza guerra mondiale a pezzi». Il tema della pace quindi ci riguarda tutti perché la guerra ci coinvolge e colpisce la nostra vita di ogni giorno. Purtroppo rischiamo di abituarci alla guerra: dopo i primi giorni e le prime settimane in cui guardavamo con apprensione i telegiornali, ora non facciamo quasi più caso alle informazioni sulla guerra. Riflettere sul tema della pace, pregare per la pace, individuare le vie concrete per costruire la pace diventa decisivo in questo momento storico. La guerra con le sue distruzioni e la morte di tanti esseri umani infatti non finirà con il prevalere di una parte sull’altra, ma con una pace che sia veramente giusta, cioè che porti alla riconciliazione delle parti in conflitto. Ciò avverrà non tanto per le decisioni dei governanti, ma per la pressione dell’opinione pubblica mondiale: solo se tutti gli uomini di buona volontà sapranno creare un movimento di opinione per la pace, le armi cederanno il passo al cessate il fuoco e alle trattative diplomatiche.
Papa Francesco si sta adoperando instancabilmente per suscitare e sostenere questo movimento per la pace. Tra i grandi del mondo è l’unico che fin dall’inizio si è adoperato per la pace. Anche in occasione della odierna giornata mondiale per la pace ci ha offerto un messaggio che prende le mosse da ciò che ci ha insegnato la pandemia da covid 19. L’insegnamento che ci viene dalla pandemia può essere riassunto nello slogan «Nessuno si salva da solo»: «Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali».
Questo insegnamento può esserci utile anche per sconfiggere un altro virus che ci ha aggrediti dopo il virus del covid, il virus della guerra, un virus ancora più terribile, come osserva lo stesso papa Francesco: «Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23)».
Che cosa possiamo fare è la domanda che ci poniamo. Papa Francesco ci dà una risposta che ci porta al centro dei problemi: «Dobbiamo lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, dobbiamo permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune».
Nell’anno che inizia allora proviamo a mettere in discussione i nostri schemi e i nostri modi di ragionare, solo così potremo anche noi essere «artigiani» di pace, costruttori di quel mondo nuovo per il quale Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio Gesù.