Ogni nascita è motivo di gioia: infatti con le parole del grande poeta bengalese Tagore anche noi possiamo dire «ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non si è stancato degli uomini». La nascita della Vergine Maria ha portato nel mondo una gioia tutta speciale, unica come irripetibile la missione che le era affidata: diventare la Madre del Figlio di Dio. Tutta la vita di Maria è in funzione della venuta nel mondo del Figlio di Dio. Per questo la sua nascita segna un passaggio fondamentale nella storia della salvezza: segna infatti la fine del tempo delle promesse per entrare in quello del compimento.
Celebrare come facciamo oggi la nascita di Maria vuol dire ricordare che Dio è fedele e che non viene meno alla promessa di salvezza per tutta l’umanità. Il progetto di Dio di salvarci dal peccato e dalla morte non è un’illusione: è una certezza, è qualcosa che già si sta realizzando. Maria ce ne offre una prova: Lei è la creatura già redenta proprio per poter offrire al Verbo di Dio lo spazio in cui prendere carne e farsi uomo.
Oggi allora guardiamo a Maria per rinnovare la consapevolezza della nostra chiamata: come dice Paolo nella seconda lettura anche noi siamo stati «chiamati secondo il suo disegno» e «se siamo stati chiamati, siamo stati anche giustificati e se siamo giustificati siamo anche glorificati».
Ricordare la nascita della Vergine Maria deve farci sentire la bellezza del nostro essere cristiani, chiamati ad una vita che non è solamente “carnale” (materiale, fisica), ma spirituale. Come Maria anche noi siamo inseriti in una storia di salvezza, di cui possiamo e dobbiamo essere protagonisti, attori attivi. Nel tempo difficile che stiamo vivendo è particolarmente importante che cerchiamo di approfondire questo pensiero: nonostante la pandemia, la guerra, la siccità, la crisi economica Dio continua ascrivere una storia di salvezza per l’umanità e chiede a noi, come ha chiesto a Maria, di essere suoi collaboratori perché il suo Regno di amore e di pace si affermi nel mondo.
Non dobbiamo pensare che questo sia un compito troppo grande per noi: chi siamo noi per pensare di collaborare con Dio alla salvezza dell’umanità? Proprio Maria ci offre la risposta a questa domanda: la sua nascita, come tutta la sua vita, passò inosservata ai grandi del mondo, eppure in lei si compì l’evento che cambiò la storia del mondo. Lei ci insegna che Dio opera attraverso creature semplici e umili. Dio lavora nel nascondimento, nelle periferie della storia, tra i poveri e i dimenticati. Il problema allora non è la nostra debolezza e fragilità, lo è la nostra presunzione, il nostro orgoglio, la pretesa di essere grandi e forti per le nostre doti e le nostre risorse personali.
La natività di Maria ci offre quindi una chiave per leggere la nostra vita e la storia dell’umanità in una luce diversa da quella che usa il mondo. Ne abbiamo bisogno, perché anche noi ci lasciamo suggestionare dalla rassegnazione e dal pessimismo. Il Vangelo, che ci è stato affidato, non è solo un testo da ascoltare in Chiesa la domenica, è una Parola che chiede di diventare vita, di incarnarsi. Maria ha lasciato che la Parola di Dio modellasse tutta la sua vita, facendo sua la logica di Dio che esalta gli umili ed abbassa i potenti, dà da mangiare agli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote.
La devozione a Maria, che oggi veneriamo come Patrona di questo Santuario e della Città di Lendinara, non si limiti quindi ad una ricerca di consolazione e di sostegno nelle nostre necessità, ma ci conduca ad essere veri discepoli di Gesù, impegnati a fare del Vangelo il criterio delle proprie scelte di vita, testimoni di una vita diversa da quella che il mondo ci propone.
La Vergine Maria ci aiuti e ci sostenga in questo cammino di sequela e di testimonianza.