SOLENNITÀ DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE

Al cuore della vita della Chiesa
23-06-2019

La solennità del Corpo e Sangue del Signore ci invita ad adorare il mistero dell’Eucaristia, che è al cuore della vita della Chiesa. Abbiamo già celebrato questo mistero il giovedì santo: la solennità odierna è un invito ad una ulteriore meditazione, quasi una sosta contemplativa per lasciarci plasmare da questo dono che Gesù ci ha lasciato come memoriale della sua Pasqua.

Tra le diverse possibilità, scelgo questa sera di approfondire una prospettiva insolita, che ci è suggerita dalla liturgia attraverso la proposta di un brano del libro della Genesi in cui si parla del sacrificio offerto da Melchisedech, sacerdote pagano, in occasione del suo incontro con Abramo. Potremmo chiederci che legame c’è tra l’offerta di un pagano, com’era Melchisedech, e il sacrificio eucaristico. E’ la stessa liturgia a mettere in relazione l’offerta di Melchisedech con l’eucaristia dei cristiani: infatti nella preghiera eucaristica I, il celebrante chiede al Padre di volgere il suo sguardo sull’offerta della Chiesa aggiungendo «come hai voluto accettare i doni di Abele il giusto, il sacrificio di Abramo nostro padre nella fede, l’oblazione pura e santa di Melchisedech tuo sommo sacerdote».

Melchisedec quindi è sempre stato considerato dai cristiani, al pari di Abele e di Abramo, come una figura di Cristo e dei sacerdoti della nuova Alleanza i quali offrono sull’altare il pane e il vino.

Ci sono anche altri elementi che mettono in rapporto con l’eucaristia il gesto compiuto da questo re‑sacerdote. Egli ha condiviso il suo pane ed il suo vino con chi aveva fame e il suo comportamento generoso è un richiamo alla condivisione dei beni con i fratelli.

È significativo infine il fatto che il pane e il vino di Melchisedec siano consumati insieme da due popoli: quello pagano di Salem e quello eletto dei figli di Abramo, i giudei. È come se questi due popoli – pur così distanti dal punto di vista politico, culturale e religioso – si fossero dati appuntamento attorno ad un’unica mensa. È l’immagine di quanto avviene nella comunità cristiana che si raduna per spezzare il pane eucaristico: abbiamo l’incontro, l’accoglienza, la condivisione e il reciproco scambio di benedizioni.

In un certo senso dunque Melchisedech può essere visto come il rappresentante dell’umanità intera che presenta a Dio la sua offerta. Questo ci ricorda che l’eucaristia è azione di grazie che la Chiesa compie a nome di tutta la creazione, per tutto il mondo e su tutto il mondo. Potremmo dire che l’eucaristia è la preghiera delle preghiere: in essa si esprimono non solo le nostre preghiere, ma anche l’anelito alla comunione con Dio di tutti gli uomini. Non dobbiamo dimenticare che c’è una dimensione cosmica, universale dell’eucaristia: il mondo e l’intera umanità che Cristo ha riconciliato con Dio sono presenti nell’eucaristia: nel pane e nel vino, nella persona e nel corpo dei fedeli e nelle preghiere che essi offrono per tutti gli uomini. Del resto anche nella pagina evangelica della moltiplicazione die pani, che rappresenta una prefigurazione dell’eucaristia, Gesù comanda ai discepoli di dar da mangiare alle folle affamate e stanche. Quel comando è rivolto anche a noi oggi: ci mette in guardia dall’indifferenza e dal disimpegno verso chi è nel bisogno.

Contro una mentalità individualista, che riduce la comunione con Dio alla sola dimensione intimistica e devozionale, è importante ricordare che l’eucaristia genera fraternità nella Chiesa e nel mondo. Concludo questa riflessione con le parole di San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ecclesia de Eucaristia: «Il dono di Cristo e del suo Spirito, che riceviamo nella comunione eucaristica, compie con sovrabbondante pienezza gli aneliti di unità fraterna che albergano nel cuore umano, e insieme innalza l’esperienza di fraternità insita nella comune partecipazione alla stessa mensa eucaristica a livelli che si pongono ben al di sopra di quello della semplice esperienza conviviale umana. Mediante la comunione al corpo di Cristo la Chiesa raggiunge sempre più profondamente quel suo essere “in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Ai germi di disgregazione tra gli uomini, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del corpo di Cristo. L’Eucaristia, costruendo la Chiesa, proprio per questo crea comunità fra gli uomini» (n. 24).

Portando in processione il SS.mo Sacramento per le vie della nostra città vogliamo esprimere la nostra fede nella forza generatrice di fraternità propria dell’eucaristia: la fede nella presenza reale di Gesù sotto le specie del pane e del vino ci spinga ad andare incontro ad ogni uomo e donna costruendo relazioni di condivisione e di accoglienza, relazioni di vera fraternità.