“La distanza temporale (novecento anni!) unita alla scarsità e all’incertezza delle notizie documentali sulla sua vita e in particolare sulla sua morte, rischiano di relegare la figura del nostro Patrono nelle nebbie di un passato molto lontano. Quanto conosciamo di lui, in modo particolare in relazione al suo ministero di Vescovo di Padova, ci offre tuttavia spunti significativi di riflessione sia per la vita della comunità ecclesiale, sia per quella della comunità civile.
Le letture della Messa a lui dedicata mettono in rilievo la figura del Buon Pastore, colui che si prende cura delle pecore del suo gregge. Il profeta Ezechiele descrive con espressioni toccanti la cura del pastore: «Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. (…) Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez. 34,15-16). Anche oggi abbiamo bisogno di un Pastore che si prenda cura di noi: Gesù, il Pastore grande, il Pastore bello, il buon pastore continua a offrirci questa cura e questa guida anche attraverso coloro che ha scelto come guide della sua Chiesa.
Con lo spirito del Buon Pastore, anch’io questa sera, venerando San Bellino come Patrono della Città di Rovigo, vorrei tentare di offrire qualche riflessione per la società civile, a partire proprio dall’azione del nostro Patrono come Vescovo di Padova nel XII secolo. Gli studi storici ci restituiscono una figura di pastore impegnato a riportare la Chiesa alla sua dimensione propriamente spirituale, ma non per questo estraneo alla vita cittadina. Scrive lo storico Bortolami: «In tempi in cui la città di Padova si avviava a forme di autogoverno ed esprimeva i primi consoli, fu attivo fautore di una generale ricomposizione dello spirito civico. Tra i suoi meriti ci fu senz’altro quello di aver saputo favorire la crescita di tutto un ceto sociale nuovo di piccoli artigiani, di piccoli vassalli, di cives, di commercianti, di persone di condizioni più umbratili e modeste che andavano crescendo a Padova e che sarebbero stati il nerbo del nascente comune. Nei confronti dei grandi esponenti del ceto cavalleresco seppe mantenere la schiena diritta, ma senza asprezze. Conservò un atteggiamento dignitoso, assecondando solo in parte le loro esigenti rivendicazioni, ma evitò, con la mitezza e l’umiltà che l’agiografo gli riconosce, rotture e contrapposizioni violente» ((S. Bortolami, in San Bellino note di storia locale p. 147). Ne ricaviamo l’immagine di un vescovo che aveva a cuore il progresso della sua città nell’unità e nella concordia tra classi sociali e gruppi di potere. Mi sembra di poter ravvisare un atteggiamento quanto mai interessante anche per la nostra realtà cittadina. Alla Chiesa in quanto tale e ai suoi pastori non compete di schierarsi dall’una o dall’altra parte o di promuovere iniziative direttamente politiche, ma piuttosto di proporre una riflessione e di offrire un orizzonte nel quale collocare la vita sociale e politica, evidenziando la dignità di ogni persona umana e promuovendo la solidarietà e la giustizia tutti i livelli”.
“Guardando alla nostra Città di Rovigo alla luce del messaggio che il Vescovo Bellino ci ha lasciato con la sua vita e il suo ministero, mi sembra doveroso da parte mia come Pastore di questa Chiesa ribadire ancora una volta la necessità di maturare un senso di appartenenza e di impegno condiviso per il bene comune che purtroppo stenta ad affermarsi: sembra infatti prevalgano ancora il particolarismo, il protagonismo di singoli e gruppi, il ripiegamento e la sfiducia verso la stessa possibilità di lavorare insieme per un progetto condiviso di sviluppo sociale ed economico.
Già tre anni fa, in una nota, pubblicata all’indomani dello scioglimento del Consiglio Comunale, parlavo di «un malessere radicato, che si esprime nella frammentazione dei gruppi sociali e nell’incapacità di “fare rete”, elaborando progetti di ampio respiro attorno ai quali aggregare un consenso significativo. In questo contesto la rappresentanza politica tende a suddividersi in tanti gruppi legati a singole persone o espressione di interessi settoriali, che anche quando riescono ad allearsi nel momento elettorale poi si dividono nuovamente nel corso del mandato. Urge una presa di coscienza da parte dell’intera cittadinanza della necessità di una partecipazione e di un dibattito aperto sul futuro della città» (Nota su Scioglimento del Consiglio Comunale e nuove elezioni 19.02.2019 in Bollettino della Diocesi di Adria-Rovigo CIV 1[2019] p. 134). Constato, con amarezza, che a distanza di anni, poco è cambiato. Rinnovo pertanto l’appello affinché tutta la cittadinanza, in particolare quanti rivestono compiti di rappresentanza politica, nel rispetto della dialettica propria del metodo democratico, sappia trovare momenti di sintesi per affrontare e risolvere i tanti problemi di cui soffre la nostra Città.
Esprimo al Sindaco e agli altri membri dell’Amministrazione un ringraziamento per il compito che svolgono a favore della comunità, compito reso ancora più gravoso dalle tante emergenze di questo tempo difficile.
L’intercessione di San Bellino ci aiuti a mettere insieme le forze, a vincere quello spirito individualistico che frena ogni percorso di crescita e di sviluppo. Impariamo dal nostro Patrono quello spirito di mitezza e allo stesso tempo di tenacia che ha contraddistinto la sua azione di pastore, preoccupato delle cose di Dio ma attento anche al bene della città degli uomini”.