In questi mesi abbiamo sentito tanti discorsi sulla chiusura del Convento dei Frati Cappuccini di Rovigo: tante domande sulle motivazioni, di per sé evidenti dato che il calo numerico porta con sé l’esigenza di ripensare le presenze sul territorio, e ancora su ciò che si sarebbe potuto fare per evitare questo esito. Al di là di tutto quello che si è detto, resta la realtà di una Chiesa che, terminata l’epoca di cristianità, è chiamata dai dati oggettivi a diventare più piccola e a ridimensionare la sua presenza nella società: si tratta di scelte delicate e dolorose, ma che sono necessarie per affrontare le sfide nuove della missione e della testimonianza evangelica. Questa sera vogliamo però lasciare da parte questi discorsi perché il dispiacere e l’amarezza per la conclusione della presenza nella nostra Città dei Frati Cappuccini, non devono impedirci di dare il giusto e doveroso spazio al ringraziamento.
Grazie innanzitutto a Dio nostro Padre che ci ha concesso di godere per tanto tempo della presenza dei Figli di San Francesco: prima, per molti secoli, i frati del primo ordine (i conventuali, che avevano proprio in questa parte della città il loro convento) e poi dalla seconda metà del 1500 i Cappuccini. Attraverso di loro si è creato un legame indissolubile tra il carisma francescano e la nostra Città, fondato dalla tradizione di un suo passaggio proprio qui vicino nella Chiesa del Cristo e sancito dal fatto che San Francesco è Compatrono di Rovigo.
Grazie all’Ordine dei Frati Cappuccini per quello che il Convento ha rappresentato nella storia di Rovigo, per i tanti poveri accolti e sfamati, per le persone consolate e riconciliate nel segreto del confessionale, per i tanti ragazzi e giovani che nel Seminario hanno ricevuto una formazione umana e cristiana.
Grazie da parte della Diocesi per l’aiuto e la collaborazione: penso in particolare alla collaborazione con il Seminario tramite la Scuola Media e poi in anni più recenti con la Scuola diocesana Sichirollo.
Grazie poi a chi oggi ci lascia per seguire l’obbedienza che lo chiama in altri conventi: per qualcuno è lasciare un luogo dove ha trascorso una parte importante della sua vita e del suo ministero, comprendiamo tutti la fatica di questo distacco.
Un grazie infine perché, sia pure in modo diverso, anche dopo la chiusura del Convento di Rovigo, l’Ordine dei Cappuccini continuerà una presenza nella nostra città tramite la Fraternità di Lendinara. Ringrazio la Provincia Veneta in particolare perché assicurerà ancora l’assistenza religiosa nel carcere, come pure offrirà una disponibilità, in un orario e in un luogo che sarà reso pubblico prossimamente, di un frate per le confessioni e l’assistenza ai gruppi francescani (Fraternità secolare, Giovani Francescani). A questo proposito sono lieto di comunicare che la Diocesi ha messo a disposizione dei gruppi francescani l’auditorium e la Chiesa della Piccola Casa San Leopoldo nel Quartiere Tassina. Auspico che questo luogo legato alla spiritualità francescana di Laudomia Venuti e delle sue compagne, possa diventare la nuova “casa” dei francescani di Rovigo.
Oggi siamo alla fine di un’epoca. Sappiamo però che nella prospettiva di fede, come ci insegna la storia della salvezza, ogni fine è anche un nuovo inizio. Insieme con il grazie allora vi invito questa sera ad esprimere tutti un impegno: l’impegno a non disperdere l’insegnamento e l’esempio che i Frati Cappuccini ci hanno dato nel tempo della loro presenza tra noi: il carisma di Francesco ora è affidato a noi, alla Chiesa diocesana, a tutti i fedeli. Questo evento, la chiusura del Convento, è un segno che il Signore ci chiede di leggere nella fede, per trovare in esso una chiamata ad un impegno più forte e generoso nella vita cristiana. Devo dire che questo già ha iniziato a realizzarsi: è stato motivo di consolazione vedere l’entusiasmo e la generosità con cui i volontari hanno vissuto il trasferimento della mensa dei poveri negli ambienti del Seminario portando con sé gli insegnamenti ricevuti dai Frati. Così pure mi piace segnalare l’impegno dei preti della Città per organizzare un servizio di confessioni presso il Santuario dell’Addolorata, che inizierà a metà di questo mese.
Certamente la comunità cristiana e la Città si ritrovano più povere, ma proprio San Francesco ci insegna che la povertà è la condizione per vivere e testimoniare il Vangelo. Andiamo oltre l’amarezza e la tristezza di questo commiato, per trovare anche in questa partenza motivi di speranza e di rinnovamento ecclesiale e civile. San Francesco interceda per noi e ci aiuti a camminare insieme sulle vie del Vangelo con letizia e semplicità di cuore.