NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE

Natale è manifestazione di luce ed esperienza di gioia
24-12-2024

Celebrare l’eucarestia nel cuore della notte non è solo un’esperienza suggestiva, diversa da quella che facciamo nelle domeniche e nelle altre feste: la notte di Natale ci ritroviamo come comunità cristiana perché proprio il buio e le tenebre della notte ci aiutano a rivivere e a gustare il mistero del Natale, il mistero di una notte vinta dalla luce di Cristo, aperta sull’aurora di una storia nuova. Non si tratta di ricordare un evento passato, ma di farlo nostro e di sentire interiormente la gioia per la nascita nella carne del Figlio di Dio.

Perché allora celebrare il Natale nel cuore della notte? Perché Natale è manifestazione di luce ed esperienza di gioia. Le letture che abbiamo ascoltato ci parlano di una luce che illumina ed è fonte di gioia. Nella prima lettura, il profeta Isaia ci mostra l’umanità che cammina nelle tenebre, simbolo del nulla e del male. A questo popolo che cammina nelle tenebre appare una luce, che porta con sé tre grandi sorprese:

  • la prima è la gioia, una felicità primitiva, intatta, quasi istintiva e genuina «come quando si miete o come quando si spartisce il bottino»
  • la seconda è rappresentata dalla pace e dalla libertà: le catene, le sbarre e i bastoni degli aguzzini sono finalmente spezzati dal Signore dei poveri e degli oppressi
  • la terza infine è la nascita di un bambino («Un bambino è nato per noi»), un bambino straordinario, segno di un mondo nuovo come indicano gli appellativi che gli vengono attribuiti («Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace).

Ritroviamo questo messaggio di luce e di gioia anche nel brano di Luca. Pure in questo testo ad una umanità immersa nelle tenebre appare la luce di Dio: come è bella e suggestiva l’espressione riferita ai pastori «furono avvolti di luce», dove la luce viene presentata come un mantello che riveste e dà valore alla povertà e debolezza dei primi testimoni della nascita del Salvatore. Alla luce segue poi l’annunzio della gioia e la discesa della pace sulla terra: gioia e pace vengono da quel bambino che gli angeli indicano come «Salvatore, Cristo, Signore».

Dio si fa incontro all’uomo nella debolezza e sono proprio gli ultimi della terra, i pastori, a riconoscere in quel bambino la sorgente della nostra salvezza. Anche oggi, come allora, a tutti quelli che sono semplici e puri di cuore come i pastori si apre la possibilità di un’esistenza diversa, come una nuova nascita interiore. Il Bambino che adoriamo nei nostri presepi ci invita a un nuovo inizio, una nuova nascita. Come dice un testo dei primi secoli: «Io divenni piccolo perché attraverso la mia piccolezza potessi portarvi in alto donde siete caduti. Io vi porterò sulle mie spalle».

L’Anno Santo che questa sera il Papa ha aperto varcando la Porta Santa della basilica di San Pietro è un invito perché anche noi accettiamo di lasciarci portare da Cristo oltre i nostri peccati e le nostre fragilità per vivere una nuova nascita, un nuovo inizio. Accogliamo questo invito scuotendoci dalla nostra pigrizia e indifferenza, decidiamo di fare un cammino spirituale fatto di conversione, di perdono e di riconciliazione. Se come i pastori avremo il coraggio di lasciare le nostre abitudini e le nostre sicurezze nella nostra vita potrà fiorire quella speranza di cui abbiamo bisogno come il pane.

Rovigo, Duomo-Concattedrale, 25 dicembre 2024