La liturgia della «messa dell’aurora» che stiamo celebrando, ci invita alla gioia: non una gioia qualsiasi, ma quella che nasce dal sentire il Signore vicino a noi. La nascita di Gesù, come dice Isaia nella prima lettura, fa di noi un popolo redento dal Signore, non più «abbandonato» ma «ricercato». Infatti come spiega Paolo nel brano della lettera di Tito, «siamo stati salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che genera e rinnova nello Spirito Santo». Per fare nostra questa gioia però non bastano i sentimenti di commozione e di intimità che i segni della festa possono suscitare in noi: abbiamo bisogno di fare un cammino di fede simile a quello compiuto dai pastori. Per questo ci può essere di aiuto considerare le reazioni di coloro che per primi hanno accolto l’annuncio della nascita di Gesù. Il brano del Vangelo di Luca, che abbiamo appena ascoltato, ci mostra quali sono stati gli atteggiamenti spirituali di coloro che per primi hanno ricevuto la testimonianza dei pastori.
Luca racconta che i pastori giunti alla mangiatoia riferivano quello che gli angeli avevano detto loro del Bambino: il Bambino avvolto in fasce è il Salvatore, il Cristo Signore! L’umile parola dei pastori sostituisce quella dei messaggeri celesti e attraverso di essa è la parola stessa di Dio che raggiunge chi li ascolta.
Il testo evangelico riporta innanzitutto quello che provarono le persone che stavano vicino alla mangiatoia: «Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». Lo stupore è la reazione che emerge di fronte a qualcosa di grande e di inatteso, qualcosa che supera i nostri pensieri e le nostre aspettative. Chi si stupisce si apre al mistero, non resta insensibile e freddo, chiuso nei suoi schemi: lo stupore è già un mettersi in cammino, quantomeno spiritualmente. Anche a noi è chiesto in questa mattina di Natale di stupirci di fronte ad un Dio che si presenta a noi nella debolezza e nella fragilità di un bambino.
La seconda reazione è quella di Maria, che accoglie le parole dei pastori con un atteggiamento più profondo, di ascolto orante, di attenzione silenziosa, di meditazione sapiente e pensosa. Maria non ha fretta di capire tutto e subito: lei «custodiva nel suo cuore» quanto aveva sentito. È l’atteggiamento di chi sa attendere il tempo in cui ciò che è oscuro verrà illuminato. Come Maria anche a noi è chiesto in questo Natale di saper custodire nel cuore la Parola che ci viene annunciata, di meditarla e di lasciarla portare frutto dentro di noi.
Il testo di Luca ci presenta infine la reazione dei pastori, che se ne tornano ai loro alloggi «lodando e glorificando Dio». È la risposta di chi ha accolto l’annuncio della venuta nel mondo del Figlio di Dio. Come i pastori anche noi dobbiamo dare lode a Dio questa mattina per il dono inestimabile del suo Figlio fatto uomo.
Nelle diverse reazioni di coloro che stavano accanto alla mangiatoia, di Maria e dei pastori ritroviamo tutte le sfumature della risposta di fede che siamo chiamati a dare all’annuncio della nascita di Gesù, che oggi ci viene riproposto. Celebrare il Natale del Signore significa mettersi in cammino con sollecitudine per incontrare personalmente il Bambino di Betlemme, lasciarsi invadere dallo stupore per le cose viste e udite, custodire nel silenzio del cuore il mistero di Dio che si fa piccolo per abitare in mezzo a noi, aprirsi al canto e alla lode per alla gioia e alla riconoscenza per il Salvatore nato per noi.
Adria, Cattedrale