La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci invita a guardare la sorte del nostro fratello padre Giuseppe nella luce della fede, alimentando così la speranza di poter anche noi al di là della morte godere della vita beata che il Signore promette ai suoi discepoli.
Nella prima lettura abbiamo sentito affermare che «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà». San Paolo poi nella seconda lettura spiega che «la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato». Infine il Vangelo delle beatitudini annuncia la promessa di Dio per i poveri, i sofferenti, i miti, coloro che hanno fame e sete della giustizia.
Non ho avuto modo di conoscere padre Giuseppe, ma mi sembra di cogliere nella sua biografia, il desiderio di una vita evangelica che lo ha portato, lui prete diocesano, a farsi religioso nella Congregazione di San Luigi Guanella, una famiglia religiosa che ha il carisma di servire i poveri e i sofferenti. Egli ha giocato la sua vita sulle promesse di Gesù e quindi noi confidiamo che si realizzerà per lui quanto il Signore ha promesso a quanti lo seguono.
Nato a Pincara il 13 aprile 1935, dopo gli studi teologici nel Seminario di Rovigo fu ordinato sacerdote il 25 giugno 1961. Fu vicario cooperatore a Bergantino e a San Martino di Venezze, poi parroco a Pezzoli e quindi cappellano dell’Ospedale di Lendinara. Nel frattempo cominciò a maturare il progetto di farsi religioso nella Congregazione Guanelliana: proposito che realizzò dopo aver svolto per un breve periodo l’incarico di segretario del Vescovo mons. Sartori: nel gennaio del 1979 infatti lasciò la Diocesi e dopo il noviziato nel settembre del 1980 emise la professione religiosa. Svolse il suo servizio in varie case della Congregazione. Per alcuni anni fu anche assistente della Casa S. Famiglia di Fratta Polesine.
Chi lo ha conosciuto lo definisce «un vero religioso»: «Quanti lo avvicinano si rendono subito conto di aver davanti un autentico religioso, tutto proteso ad aiutare, a dare una parola di conforto, a sostenere le difficoltà. Lo caratterizza uno spiccato amore allo studio, alla ricerca di quanto può renderlo più capace di svolgere il suo ministero. È uomo di preghiera, che non limita il suo contatto con Dio alle sole presenze comunitarie, ma prolunga il suo colloquio con Dio in numerosi momenti della sua giornata». Non gli mancano gli acciacchi, ma non li fa pesare su quanti gli sono vicini. Schivo, cerca sempre di mettersi in seconda fila quando vi sono momenti ufficiali. È sempre il primo a servire i fratelli. È un vero “servo della carita”».
Sono alcune note che ci fanno intuire la ricchezza della spiritualità e dell’impegno apostolico di questo nostro fratello: ora noi offriamo al Signore l’eucaristia il bene che ha fatto durante la sua vita terrena perché lo accolga nella sua casa e gli dia il premio riservato ai servi fedeli.
Confidiamo che dal cielo padre Giuseppe interceda oltre che per la sua famiglia religiosa, anche per questa chiesa diocesana in cui è cresciuto nella fede e nella vita cristiana e che per vent’anni ha servito come sacerdote.