Nel preparare questa omelia, non ho potuto fare a meno di ripensare con gratitudine a tutte le volte che in occasione della morte di un prete don Gianni mi faceva arrivare del materiale biografico del defunto: erano articoli, scritti, testimonianze che aveva raccolto nel suo archivio che mi sono sempre stati molto utili. Questo particolare mette in luce un aspetto molto bello della figura di don Gianni: l’amore per il presbiterio che esprimeva nel coltivare la memoria dei confratelli. Mi ha sempre colpito come parlava dei preti: anche quando si riferiva a figure del passato era come se parlasse di persone vive, tanta era la vivacità e la ricchezza di particolari con cui arricchiva il suo racconto. Per lui il presbiterio veramente era una famiglia e la Diocesi una casa comune.
Carattere forte e indipendente, nella sua vita sacerdotale ha avuto modo di fare molteplici esperienze. Ordinato nel 1959, fece alcune brevi esperienze come vicario cooperatore ad Ariano Polesine, Arquà, Trecenta, Grignano e poi come vicario economo a Lama, Baruchella e Raccano. Impegnò la parte più importante della sua vita sacerdotale in diversi incarichi di curia e nell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. In particolare fu segretario del Vescovo Martino Gomiero, Delegato per gli Istituti di Vita Consacrata e Incaricato per “Sovvenire” (sostegno economico alla Chiesa). Finché le forze glielo hanno permesso veniva in Curia e continuava a seguire alcuni incarichi che gli erano rimasti. Ha prestato come collaboratore il suo ministero nella parrocchia di S. Maria delle Rose ed è stato cappellano del Carmelo e per anni ha curato la celebrazione domenicale della Messa al Tempio Civico della Beata Vergine del Soccorso.
Ha avuto la grazia di poter essere attivo e indipendente fino a pochi mesi fa: lo ricordiamo percorrere le vie della città con la sua bicicletta, incurante delle preoccupazioni di chi gli raccomandava prudenza. Ha avuto la Grazia di essere risparmiato da una lunga infermità: dopo la frattura del femore nel marzo scorso, è andato declinando rapidamente fino alla morte lunedì scorso.
Noi vogliamo ora offrire al Signore il bene che ha fatto nella sua vita e in particolare i frutti di 62 anni di ministero sacerdotale. Lo facciamo nella fede in Gesù Cristo morto e risorto, quella fede che don Gianni ha insegnato e testimoniato. Anche noi, come dice Paolo nel brano della II lettera ai Corinzi, «abbiamo fiducia che riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli». Don Gianni ha nutrito questa fede, non si è limitato di insegnarla agli altri, ma ne ha fatto tesoro anche per sé: con il suo modo di fare, talvolta un po’ brusco, esprimeva la sua fiducia nel Signore. Mi ha colpito l’ultima volta che l’ho incontrato, durante una celebrazione al Policlinico, pur nella precarietà della sua condizione di salute, sentirlo intonarlo l’alleluia. Non importa se non era il momento e se il coro aveva preparato altro, quello che contava era la sua fede viva anche oltre l’infermità.
Custodiamo nel cuore gli esempi e gli insegnamenti che don Gianni ci lascia e serviamocene per camminare con lui verso la casa del Padre.