MESSA ESEQUIALE PER DON ELIO BELTRAME

«Mia parte è il Signore, per questo in lui spero. Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza di Dio».
20-07-2022

All’alba di domenica, il nostro don Elio ha compiuto il suo passaggio da questo mondo al Padre: dopo aver seguito Gesù nella via della croce ha attraversato la soglia oscura della morte per entrare nella luce della Risurrezione.

Da uomo di fede qual era, aveva accolto la malattia, di cui ha voluto fin dall’inizio conoscere tutta la gravità, con la ferma volontà di percorrere fino in fondo la via dolorosa che gli stava davanti nella certezza che al termine avrebbe incontrato il suo Signore. Chi lo ha visitato in questi mesi ha colto in lui, nonostante le sofferenze, l’atteggiamento di chi si affida e si mette nelle mani del Signore. A lui possiamo applicare le parole della Scritture che abbiamo sentito nella prima lettura: «Mia parte è il Signore, per questo in lui spero. Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. E’ bene aspettare in silenzio la salvezza di Dio». Così pure possiamo pensare che abbia fatto sue le parole di San Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura «Per questo non ci scoraggiamo, ma anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno».

Questi mesi di passione sono stati certamente il culmine della sua vita sacerdotale durata ben 54 anni: anche se aveva dovuto ritirarsi dalla sua amata parrocchia di Roverdicré è stato proprio in questo tempo che egli ha offerto al Signore il sacrificio più grande e più prezioso: l’offerta della propria vita donata a Dio per la salvezza del mondo e per il bene della Chiesa. Commuove pensare che l’11 giugno nell’ora in cui in Duomo venivano ordinati tre presbiteri, don Elio si è raccolto in preghiera e ha offerto le sue sofferenze perché i tre giovani che venivano ordinati possano essere preti felici e convinti della loro vocazione.

Nato a Sarzano il 20 settembre 1941, fu ordinato il 23 giugno 1968. Fu vicario cooperatore ad Ariano Polesine e quindi vicerettore del Collegio “Angelo Custode”. Successivamente fu parroco in varie comunità della Diocesi: Fienil del Turco, Beverare, Pontecchio, Polesella, Cambio, Canale ed infine Roverdicré dal 2003 al marzo scorso.

Don Elio si presentava come un prete semplice e affabile: frequentandolo si scopriva che era un uomo di cultura (era laureato in lettere all’Università di Ferrara) e le sue prediche erano apprezzate anche per le citazioni di autori e di opere letterarie di cui si serviva per commentare la Parola di Dio. La sua dote che colpiva di più però era la capacità di suscitare simpatia e di far sentire le persone a proprio agio, accolte e benvolute. In questo modo è riuscito ad avvicinare alla Chiesa e ai sacramenti molte persone che erano lontane e piuttosto diffidenti. Tra le tante testimonianze ne riporto una che mi sembra particolarmente bella e significativa, anche perché viene da una ragazza poco più che adolescente: «Don Elio è stato un sacerdote davvero unico. Un sacerdote che sapeva esprimere l’essenza di un Sacramento importante come la Comunione, anche ai più piccoli. Mi ritorna alla memoria quando da piccola partecipavo alle sue messe con i miei genitori, e nel momento in cui mia madre o mio padre si accostavano ad accogliere la particola, io ancora stretta alle loro mani, sapevo cosa attendermi. Attendevo una carezza. Ed ecco che arrivava sulla guancia accompagnata dal sorriso dolce di don Elio. Una carezza che don Elio faceva a tutti noi bambini, che accompagnavamo i nostri genitori all’eucarestia, sempre. E questo era fatto di grande felicità per noi, incuriositi dal mistero del sacramento che ancora non avevamo ricevuto. Un sacramento che questo grande sacerdote sapeva tradurre in una carezza per i più piccoli, avendo proprio la capacità di cogliere la vera essenza del gesto. L’eucarestia è come una carezza al cuore per chi la riceve, è una carezza sulla guancia per i bambini che non hanno la possibilità di mangiare il Corpo di Cristo. Non solo. Ricordo con piacere le sue omelie, profonde e sincere, che attingevano costantemente dal greco e dal latino. Purtroppo, con mio grande dispiacere, domani non potrò essere presente al suo funerale, ma con questa email ho voluto condividere con Lei un ricordo, un pensiero e restituire una carezza a don Elio, che mancherà tanto a tutti noi».

Certamente ci mancherà la presenza di don Elio, ci mancheranno le sue parole e il suo sorriso. Siamo sicuri però che dal cielo continuerà a pregare per noi: per questo gli chiedo per me Vescovo e per i preti della nostra Diocesi di ottenere per noi dal Signore la grazia di riuscire a farci voler bene dai nostri fedeli, di saper suscitare simpatia e fiducia in modo da poter far avvicinare al Signore e alla Chiesa quanti incontriamo.