La scelta di San Giovanni Paolo II di celebrare la giornata del malato nel giorno in cui la Chiesa venera la Beata Vergine di Lourdes, ricordando la prima apparizione della Vergine a S. Bernardetta Soubirous, mette in evidenza come la Vergine Maria può aiutarci ad affrontare l’esperienza della malattia, non solo perché per la sua intercessione è possibile ottenere la guarigione del corpo, ma soprattutto perché ci aiuta a dare un senso alla sofferenza. Come recita il prefazio della messa di Maria «salus infirmorum» «[La beata Vergine Maria], partecipe in modo singolare del mistero del dolore, risplende come segno di salvezza e di speranza a quanti nell’infermità invocano il suo patrocinio; a tutti i sofferenti che guardano a Lei offre il modello di perfetta adesione al volere di Dio e di piena conformità a Cristo che nel suo immenso amore per noi ha portato le nostre debolezze e si è caricato dei nostri dolori».
Come ben sanno quanti hanno vissuto il pellegrinaggio a Lourdes il vero miracolo che la Madonna compie è donare serenità a tanti ammalati, facendo loro scoprire il senso del dolore e della sofferenza: anche il dolore e la sofferenza possono trasformarsi in un dono e in un’offerta. Maria con il suo esempio e la sua materna intercessione ci aiuta a dare un senso alla malattia e questo non è un fatto secondario. Come scrive Papa Francesco nel messaggio per la giornata di oggi «La malattia impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio: una domanda che cerca un nuovo significato e una nuova direzione all’esistenza, e che a volte può non trovare subito una risposta. Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiutarci in questa faticosa ricerca». Per curare la malattia non basta allora la cura del corpo, occorre anche porre attenzione alla dimensione dello spirito attraverso una relazione personale, che dice vicinanza e prossimità. A questo punto vorrei far notare come l’epidemia che stiamo vivendo ha impedito o grandemente diminuito proprio questa dimensione della cura: a motivo del contagio infatti i malati spesso si sono ritrovati soli, privi della possibilità di vedere i loro cari, gli stessi operatori sanitari sono ostacolati nelle relazioni personali dalle protezioni che devono usare. Tra i tanti drammi provocati dal covid, c’è quindi anche la solitudine e l’isolamento dei malati. La prova terribile della pandemia ci provoca quindi a riscoprire e a dare il giusto valore alla relazione con il malato, che si esprime in vicinanza e prossimità. A questo proposito nel Messaggio per questa giornata Papa Francesco fa delle affermazioni molto importanti: «La vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato. Uniti a Lui per l’azione dello Spirito Santo, siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti (cfr Gv 13,34-35). E viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili».
Il progresso della medicina, peraltro provvidenziale (pensiamo a quanto stanno facendo e faranno i vaccini per la prevenzione del contagio da covid-19) non deve farci dimenticare l’aspetto umano della cura: «Perché vi sia una buona terapia, è decisivo l’aspetto relazionale, mediante il quale si può avere un approccio olistico alla persona malata. Valorizzare questo aspetto aiuta anche i medici, gli infermieri, i professionisti e i volontari a farsi carico di coloro che soffrono per accompagnarli in un percorso di guarigione, grazie a una relazione interpersonale di fiducia (cfr Nuova Carta degli Operatori Sanitari [2016], 4)».
Facciamo tesoro di questi pensieri in questo tempo in cui la malattia, a causa dell’epidemia, entra nelle nostre case e ci tocca un po’ tutti. Affidiamo all’intercessione della Vergine di Lourdes tutti i malati e coloro che si prendono cura di loro e preghiamo perché ciascuno di noi secondo le sue possibilità esprima vicinanza e prossimità a chi soffre nel corpo e nello spirito.