«Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo»: questa frase di San Paolo nella 1a Lettera ai Corinti, ci porta al cuore della fisionomia spirituale di Francesco: come l’Apostolo infatti anche il Santo di Assisi ha cercato di conoscere il Signore Gesù e di seguirlo in modo tale da essere simile a lui e di diventarne una immagine viva. In questo senso le stigmate, intese come ferite reali che riproducono le piaghe di Gesù Crocifisso, non sono altro che la manifestazione fisica, materiale di una realtà spirituale.
Quest’anno ricorre l’VIII centenario delle stimmate di San Francesco: egli infatti ricevette questo dono straordinario di Grazia durante un’esperienza mistica altissima nella notte del 17 settembre del 1224 alla Verna. Come ebbero a sottolineare i primi biografi del Santo, questo evento straordinario rese visibile ciò che già segnava la vita del Santo: la sua unione con Gesù Crocifisso. Fin dal momento della sua conversione, il suo percorso spirituale è segnato dalla contemplazione di Gesù Crocifisso, che più volte gli appare e gli parla. Dopo l’abbraccio del lebbroso e prima di spogliarsi delle vesti davanti al Vescovo di Assisi, Gesù in Croce gli apparve. San Bonaventura scrive che «al vederlo si sentì sciogliere l’anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse così vivamente nelle intime viscere del suo cuore che, da quel momento, quando gli veniva in mente la crocifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, anche esteriormente dalle lacrime» Nel 1206 poi è il Crocifisso di San Damiano a parlargli e a consegnargli la missione di «riparare la chiesa». Tommaso da Celano scrive che da quel momento le stimmate della Passione si impressero nel suo cuore.
Questi brevi cenni ci aiutano a comprendere che le stimmate non furono solo un fenomeno straordinario, ma la manifestazione in forma visibile del suo percorso spirituale e di conseguenza un messaggio che attraverso di lui il Signore ha voluto dare all’umanità intera.
Dopo 800 anni le stimmate dicono anche a noi oggi che la salvezza dell’umanità viene dall’Amore di Dio che si è manifestato in Gesù Crocifisso. I segni dei chiodi sulle manie sui piedi ci mostrano un Amore che si è inchiodato a coloro che ama: dopo la Passione e la morte di Gesù Dio si è legato per sempre al dolore e alla sofferenza dell’umanità per redimerla e riscattarla. Anche noi siamo chiamati a rivivere quell’amore, cercando di portarne nella nostra vita i segni concreti: le stigmate non sono solo segni fisici, materiali, sono soprattutto una realtà spirituale che nasce dai nostri gesti di amore, di giustizia, di perdono e di sacrificio che incidono profondamente nel nostro spirito. Questa è la via per la quale anche noi possiamo collaborare con Cristo alla salvezza del mondo. Ed è importante ricordarlo in questo momento in cui il mondo soffre per conflitti tremendi che portano atrocità inenarrabili e in cui sembra che l’umanità sprofondi senza speranza nell’abisso del male.
Contempliamo allora anche noi i segni della Passione del Signore impressi nella carne del poverello di Assisi e rivolgiamoci a lui per imparare ad essere di più discepoli del Signore e testimoni del Vangelo. Mi piace ripetere con voi la bella preghiera che San Giovanni Paolo II rivolse a San Francesco in occasione del suo pellegrinaggio alla Verna il 17 settembre 1993:
O San Francesco, stigmatizzato de La Verna,
il mondo ha nostalgia di te quale icona di Gesù crocifisso.
Ha bisogno del tuo cuore aperto verso Dio e verso l’uomo,
dei tuoi piedi scalzi e feriti, delle tue mani trafitte e imploranti.
Ha nostalgia della tua debole voce,
ma forte della potenza del Vangelo.
Aiuta, Francesco, gli uomini d’oggi
a riconoscere il male del peccato
e a cercarne la purificazione nella penitenza.
Aiutali a liberarsi dalle stesse strutture di peccato,
che opprimono l’odierna società.
Ravviva nella coscienza dei governanti
l’urgenza della pace nelle Nazioni e tra i Popoli.
Trasfondi nei giovani la tua freschezza di vita,
capace di contrastare le insidie delle molteplici culture di morte.
Agli offesi da ogni genere di cattiveria
comunica, Francesco, la tua gioia di saper perdonare.
A tutti i crocifissi dalla sofferenza, dalla fame e dalla guerra
riapri le porte della speranza.