La festa della Visitazione di Maria è legata fin dalle origini al culto della Beata Vergine del Soccorso, la cui immagine è custodita in questa chiesa. Le cronache narrano che la festa dell’immagine di Maria qui venerata era appunto il giorno in cui la Chiesa celebrava la Visita della Madonna a Santa Elisabetta, il 2 luglio fino alla riforma del calendario liturgico dopo il Concilio Vaticano II. Si narra che nel XVI secolo proprio in quel giorno Rovigo fu liberata dalla minaccia di un assedio da parte di un esercito nemico e la salvezza della città fu attribuita all’intercessione di Maria, associata all’immagine di cui in qui giorno ricorreva la festa. Di qui il titolo di Madonna del Soccorso. Molte volte anche nei tempi successivi la nostra città è ricorsa all’aiuto di Maria: guerre, pestilenze, catastrofi naturali. La memoria delle grazie ricevute ci è di stimolo a chiedere pure oggi il soccorso dell’intercessione potente della Vergine.
Il momento che viviamo per la città non è facile, soprattutto per la grave difficoltà di dare una soluzione alla crisi che attanaglia da tempo l’ente deputato all’assistenza degli anziani, un problema che da un lato mette a nudo le responsabilità di politici e di amministratori che si sono succeduti negli anni e che divide e sconcerta l’opinione pubblica, ma dall’altro chiede anche all’intera comunità cittadina di riflettere sulla necessità di un impegno più consapevole e attivo di tutti i cittadini nella ricerca del bene comune e nella partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
A partire da questa e da altre situazioni di difficoltà e di preoccupazione vogliamo pregare la Vergine Maria, chiedendole soprattutto la grazia di imparare da Lei ad assumerci le nostre responsabilità con fortezza e umiltà allo stesso tempo. Forza e umiltà non sono virtù che si contrappongono: la vera forza infatti presuppone l’umiltà e l’umiltà a sua volta rende forti. È questo il segreto che possiamo cogliere nella vita della Vergine, in modo particolare nel cantico del Magnificat.
Nel Magnificat ci colpisce la gioia di Maria, una gioia che scaturisce dall’umiltà: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva». Maria percepisce lo sguardo di Dio su di lei perché riconosce di essere creatura, debole e limitata. Riconoscere il suo limite di creatura non la deprime ma è motivo di esultanza e di lode perché proprio accettando il proprio limite scopre la grandezza dell’amore di Dio e diventa capace di vedere le «grandi opere» che lui ha fatto in Lei.
Abbiamo bisogno anche noi di riscoprire il valore dell’umiltà in una cultura dove sembra valere solo il farsi vedere, mostrare di essere più degli altri e dove la prepotenza e la violenza dilagano. Maria ha scoperto che c’è un’altra logica, la logica di Dio, che rovescia le gerarchie umane: Lui, l’Onnipotente, ha «disperso i superbi», «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote».
L’umiltà non è solo una virtù individuale, è anche il fondamento della vita sociale: solo chi è umile sa collaborare con gli altri e costruisce relazioni positive. La vita sociale, anche quella della nostra città, ha quanto mai bisogno di uno stile «mariano», ispirato all’umiltà e al servizio, alla forza della mitezza e del confronto. Ricordiamo tutto questo nel giorno in cui celebriamo la festa patronale di questo Tempio Civico che ricorda il soccorso dato da Maria a Rovigo e ai suoi abitanti: se vogliamo che Lei manifesti ancora la Sua materna intercessione per noi e per questa città, cerchiamo di metterci alla sua scuola perché la nostra vita sia veramente segnata dal Vangelo di Gesù.
Con questi intendimenti preghiamo questa sera Maria: “salus populi nostri” vieni in nostro soccorso!