La festa della Visitazione di Maria è legata fin dalle origini al culto della Beata Vergine del Soccorso, la cui immagine è custodita in questa chiesa. Le cronache narrano che la festa dell’immagine di Maria qui venerata era appunto il giorno in cui la Chiesa celebrava la Visita della madonna a Santa Elisabetta, il 2 luglio fino alla riforma del calendario liturgico dopo il Concilio Vaticano II. Si narra che nel XVI secolo proprio in quel giorno Rovigo fu liberata dalla minaccia di un assedio da parte di un esercito nemico e la salvezza della città fu attribuita all’intercessione di Maria, associata all’immagine di cui in qui giorno ricorreva la festa. Di qui il titolo di Madonna del Soccorso. Molte volte anche nei tempi successivi la nostra città è ricorsa all’aiuto di Maria: guerre, pestilenze, catastrofi naturali e la memoria delle grazie ricevute ci è di stimolo a chiedere pure oggi il soccorso dell’intercessione potente della Vergine. In questo tempo segnato dalla pandemia abbiamo bisogno non solo di risorse economiche e sanitarie, ma anche di quel di più di motivazione e di ispirazione che ci può venire solo dalla dimensione spirituale.
L’episodio evangelico della Visitazione ci suggerisce qualche pensiero che può essere utile nella prospettiva del tempo di ripartenza o meglio di rinascita che ci sta davanti.
Il racconto del vangelo ci presenta due donne che vivono maternità umanamente impossibili: una vergine e una donna ormai oltre l’età in cui è possibile fisicamente generare. Maria ed Elisabetta sono la testimonianza che «nulla è impossibile a Dio»: anche là dove umanamente non c’è possibilità di vita è possibile generare un germoglio di una nuova esistenza. La nostra città, per una serie di fattori, rischia di essere prigioniera della convinzione di essere destinata ad un inesorabile declino e per questo corre il pericolo di essere incapace di immaginare e progettare un cammino di sviluppo sociale ed economico. Maria ci insegna che c’è bisogno di aprirsi ad una visione di speranza. Per questo abbiamo bisogno di segni: è proprio per vedere il segno dato a lei dall’Angelo che Maria si mette in viaggio per andare a trovare la cugina Elisabetta. Anche noi dobbiamo metterci in cammino per trovare i segni di speranza che sono presenti Anche nella nostra comunità: occorre aprire gli occhi, scrollarsi di torno il pessimismo e il disfattismo.
Un secondo insegnamento ci viene dalla sollecitudine di Maria: non esita ad affrontare un viaggio faticoso per andare ad aiutare la cugina. Troviamo qui un suggerimento ad andare anche noi incontro a chi è nella necessità. Questo tempo di pandemia anche qui a Rovigo ha fatto emergere tanta disponibilità e attenzione: lo dimostrano le tante iniziative di volontariato che hanno segnato questo ultimo anno e mezzo, ma allo stesso tempo ha evidenziato anche resistenze e chiusure. Le disuguaglianze sociali ed economiche sono aumentate: acanto a chi ha subito danni gravissimi dalla pandemia, c’è chi si è trovato garantito e pure chi per effetto dell’epidemia ha avuto grossi vantaggi economici. E’ necessario che prendendo atto di quanto è accaduto, ognuno di noi assuma l’iniziativa di fare giustizia, condividendo con chi è più in difficoltà.
Concludendo, auspico anche per la nostra città, che la devozione alla Vergine del Soccorso, si traduca in uno stile di convivenza “mariano”, che abbia cioè a cuore quegli atteggiamenti che hanno fatto grande la Vergine Maria: l’umiltà, la speranza che nasce dalla fede, la capacità di soccorrere i fratelli. Maria interceda per questa città e ci ottenga di uscire rinnovati dalla prova della pandemia.