La devozione alla Madonna delle Grazie, così sentita nella nostra città, fa riferimento non solo ad una tradizione secolare, ma trova il suo fondamento in un dato teologico: la presenza materna di Maria si prolunga anche dopo la sua assunzione al cielo. Come afferma il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen Gentium «..[Maria] assunta in cielo non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata» (n. 62).
La cura materna di Maria non si esercita solo verso i singoli fedeli, ma anche nei confronti della Chiesa: Lei, Vergine e Madre è modello della Chiesa, da Lei la Chiesa impara a generare sempre nuovi figli. E’ innalzando gli occhi a Maria e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo che noi possiamo entrare più profondamente nel «mistero» della Chiesa, cioè comprendere la sua natura che non è solo umana, ma divina.
Proprio pensando alla maternità di Maria verso la Chiesa, ho pensato di collocare in questa celebrazione mariana l’apertura del cammino sinodale per la nostra Diocesi, prendendomi la licenza di spostarla rispetto alla data del 17 ottobre indicata dalla Segreteria del Sinodo dei Vescovi. E’ bello infatti iniziare questo cammino alzando gli occhi a Maria per imparare da lei a «camminare insieme». Le parole sinodo e sinodalità, infatti, vogliono indicare proprio questo «camminare insieme», che è il modo di essere della Chiesa, la sua caratteristica essenziale.
Questa sera vorrei dirvi che anche noi, Chiesa di Adria-Rovigo, abbiamo bisogno di imparare a «camminare insieme» e per questo la richiesta di Papa Francesco è provvidenziale. E’ questa a mio avviso la motivazione che può spingerci a prendere sul serio quanto ci viene proposto e a non considerarlo solo come un adempimento formale che si aggiunge a quello che già dobbiamo fare e che accresce le nostre fatiche.
Nel «cambiamento d’epoca» che stiamo vivendo anche come comunità ecclesiale ci ritroviamo infatti smarriti, carichi di nostalgia per un passato che ci appare migliore del presente, angosciati per un futuro che ci preoccupa, incerti sulla via da seguire. Non siamo un popolo in cammino, perché siamo come paralizzati, rischiamo di cadere nell’ immobilismo: in poche parole non sappiamo quale strada prendere. Abbiamo bisogno allora di trovare la strada, quella strada che non viene dalle nostre idee e dalle nostre preferenze personali, ma che solo lo Spirito del Signore può indicarci. Ma come ci può parlare lo Spirito del Signore? La storia della Chiesa, in particolare quella della Chiesa delle origini narrata dagli Atti degli Apostoli, ci insegna che lo Spirito ci parla quando ci ritroviamo insieme con altri fratelli e sorelle nella fede e, in un clima di preghiera ispirati dalla Parola di Dio, ci ascoltiamo a vicenda e ci lasciamo interrogare da quanto gli altri presentano, maturando insieme con pazienza delle convinzioni e delle decisioni condivise. L’ascolto, se è autentico, ci cambia, perché ci apre a prospettive e pensieri nuovi, ci porta a incontrare chi è diverso da noi e a crescere nella comunione e nella corresponsabilità. Vivere la sinodalità non vuol dire trasformare la comunità cristiana in un parlamento o in un consiglio comunale dove ognuno cerca di far prevalere le proprie idee e i propri interessi, ma aiutarci ad andare alla ricerca della voce dello Spirito che ci parla attraverso i nostri fratelli e sorelle, interpretando insieme gli eventi della storia umana alla luce della Parola di Dio.
Come avrete notato, ho parlato di «cammino sinodale» e non di «sinodo»: è un modo per sottolineare che non si tratta di un evento, come è stato per i sinodi diocesani e per i sinodi dei vescovi che si sono celebrati negli ultimi decenni, ma piuttosto di un «processo» da avviare per dare alla Chiesa tutta una forma pienamente «sinodale». In altri termini ci aspetta un percorso per rinnovare la Chiesa, per «riformarla», in modo che risponda veramente al disegno del suo divin Fondatore e sia in grado di dire il Vangelo agli uomini di oggi.
Vengo ora ad alcuni cenni di carattere più pratico. Soprattutto nella prima fase, che è prevista da ora alla prossima primavera, il «cammino sinodale» sarà un esercizio di ascolto. Non sarà importante quante persone, quanti gruppi riusciremo a coinvolgere, ma piuttosto sperimentare la bellezza di ascoltarci e di riuscire così insieme a sentire quello che lo Spirito ci vuol dire. Se l’esperienza sarà autentica, diventerà contagiosa, nel senso che si diffonderà e genererà altri momenti di ascolto, arrivando, lo speriamo, a generare uno stile nuovo del nostro vivere ecclesiale.
Scendendo nel concreto, a breve verrà proposto un sussidio, che servirà per condurre i «gruppi sinodali», gruppi formati proprio per questo scopo. A livello diocesano verranno costituiti alcuni «gruppi sinodali» per ascoltare alcune categorie come i giovani, le donne, il mondo del lavoro. L’oggetto di questo lavoro sarà la nostra vita ecclesiale, in particolare la ricerca delle modalità per fare in modo che tutti possano partecipare e portare il proprio contributo. Parrocchie, unità pastorali, associazioni e movimenti potranno riunire un proprio «gruppo sinodale». I frutti di questo ascolto saranno proposti in primavere al discernimento del consiglio presbiterale e del consiglio pastorale diocesano, per arrivare ad una sintesi che sarà inviata alla Conferenza Episcopale Italiana.
Maria, Madre della Chiesa, vegli sul cammino a cui questa sera diamo avvio: ci ottenga la grazia di vincere la delusione e il pessimismo, riscaldi i nostri cuori e illumini le nostre menti affinché non lasciamo cadere questa occasione di rinnovamento e di conversione.
FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
CELEBRAZIONE DIOCESANA PER L’INIZIO DEL CAMMINO SINODALE
Concattedrale Duomo di Rovigo 24 ottobre 2021