«So di esistere perché Dio sin dall’eternità, mi ha pensato con amore e mi ha immesso nell’esistenza. Mi ha privilegiato, perché chiamandomi dal niente nel suo infinito amore, mi ha fatto sua creatura, immagine del suo volto trinitario, mi ha affidato per grazia una particolare missione e mi ha predestinato per sua grazia a partecipare della sua gloria eterna. E’ questa la verità-convinzione che mi ha accompagnato e sorretto nella mia esistenza dandomi la gioia di esistere e la forza di affrontare difficoltà e lotte interiori ed esterne».
Queste espressioni –molto belle -che don Francesco ha lasciato scritte in un testo dal titolo «note per il mio testamento spirituale» datato estate del 2008, mi sembra riassumano bene la fisionomia spirituale del nostro fratello a cui diamo questa mattina l’estremo saluto. Ricordo, fin dal primo incontro, di aver avvertito in questo sacerdote una spiccata sensibilità spirituale, coltivata attraverso lo studio e la lettura e alimentata dalla fedeltà alla preghiera e alla meditazione. Sotto un aspetto minuto e apparentemente fragile, nascondeva una personalità forte e molto autonoma, ma allo stesso tempo profondamente sensibile.
Nato a Pincara il 5 maggio 1929, fu ordinato sacerdote il 28 giugno 1953 nella Chiesa di San Bartolomeo a Rovigo. Fu assegnato come cappellano alla Parrocchia del Duomo di Rovigo, dove rimase fino al 1960 quando fu nominato assistente dei giovani di Aziona Cattolica. Nel 1967 divenne Arciprete di Arquà. Dieci anni dopo, nel 1977 fu trasferito a Sarzano, dove rimase anche dopo aver lasciato il ministero di parroco. Per molti anni esercitò il ministero di confessore nella chiesa cittadina di San Domenico.
L’ultimo periodo della sua vita, a partire dallo scorso mese di febbraio, è stato molto tribolato: in particolare gli ultimi due mesi sono stati una vera e propria «via crucis». Ora la sua vita è nella mani di Dio: è tornato a quel principio e fondamento a cui ha sempre fatto riferimento durante l’esistenza terrena. Come dice il Vangelo di Giovanni proprio perché ha creduto nella Parola del Signore noi speriamo che anche lui sia passato dalla morte alla vita. Parafrasando un passo della 2a lettera ai Corinzi, a lui caro, che abbiamo sentito poco fa, possiamo dire che proprio attraverso la morte Dio rivela la straordinaria potenza della sua vita: «Noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale».
Ringraziamo il Signore per averci donato questo nostro fratello, in particolare vogliamo rendere grazie per il bene compiuto in 66 anni di vita e di ministero sacerdotale, chiediamo per lui il perdono per le fragilità e le debolezze che possono aver segnato la sua esistenza terrena. Confidiamo che dal cielo continuerà a intercedere per la nostra Chiesa diocesana e per la sua amata parrocchia di Sarzano. Il Signore doni alla Sua chiesa i sacerdoti di cui ha bisogno, perché le nostre comunità possano continuare a godere della presenza di ministri del Vangelo e dell’Eucaristia.