In questi giorni ci sentiamo come assediati dalla morte: mai come in questo tempo avvertiamo minacciosa la sua presenza, mai abbiamo avvertito prima con questa intensità la sua minaccia su di noi e sui nostri cari. La Parola che abbiamo ascoltato ci raggiunge dentro a questa situazione per portarci un annuncio di vita:
Le tre letture che ci sono state proposte ci parlano infatti di un passaggio dalla morte alla vita che si realizza per un intervento di Dio. Per bocca del profeta Ezechiele Dio annuncia agli ebrei esuli in Babilonia una nuova vita: «Ecco io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe ….». San Paolo spiega che attraverso lo Spirito è possibile una vita nuova: uniti a Cristo moriamo al peccato per vivere nella libertà dei figli di Dio. Infine nell’episodio di Lazzaro, Gesù manifesta il suo potere di dare una vita che è più forte della morte.
Le scorse domeniche il vangelo della samaritana e quello del cieco nato, attraverso i simboli dell’acqua e della luce, ci avevano presentato Gesù come colui che dà la vita in pienezza, oggi Gesù si rivela a noi come colui che è la vita stessa, quella vita che la morte non può distruggere: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno». Questa affermazione è una provocazione. Gesù infatti aggiunge rivolto a Marta: «Credi tu questo?» Anche noi dovremmo lasciarci interpellare da questa domanda seguendo le parole e il comportamento di Gesù.
C’è un particolare che meraviglia ogni volta che affrontiamo questo testo di Giovanni: Gesù lascia che Lazzaro, il suo amico, muoia. Quando riceve la notizia della sua malattia non si mette subito in cammino. Giunto di fronte al sepolcro di Lazzaro scoppia in pianto: è un aspetto che ci fa cogliere tutta l’umanità di Gesù e ci fa capire come lui abbia avvertito in tutta la sua grandezza il dramma della morte, non solo della morte del suo amico ma anche della propria morte. Gesù non fugge di fronte alla morte, vi si lascia condurre: questo ci fa capre che egli non ci salva «dalla» morte ma «dentro» la morte. Gesù ci apre alla vita a partire dalla morte, la sua morte ma anche la nostra morte. Richiamando Lazzaro alla vita, Gesù offre un segno a noi che incontriamo tante esperienze di morte, esperienze in cui sembra venire sepolto il nostro stesso desiderio di vita. Gesù ci mostra il significato ultimo della morte: morire è entrare nella vita. «Io sono la risurrezione e la vita»: questa parola di Gesù ci fa andare oltre la morte ed è in questa parola che dobbiamo mettere la nostra fede. Come Marta anche noi dobbiamo dire «Sì, Signore, io credo che tu sei il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Nel momento in cui noi arriviamo ad avere questa fede, comincia per noi la vita oltre la morte: la vita vera, la vita che non finisce con la morte, comincia quando prendiamo sul serio l’incontro con Gesù, quando lasciamo che lui ci chiami per nome, come ha fatto con Lazzaro, e ci faccia uscire dai sepolcri in cui chiudiamo il nostro desiderio di vita, lasciandolo corrompere dalla morte.
Come credenti non siamo esentati dalla morte, la fede però ci permette di fissare il nostro sguardo su Gesù, credere che proprio lui, il Figlio di Dio, ha voluto condividere la nostra morte, trasformandola in dono e in una sorgente di vita. Credere allora vuol dire condividere noi con Gesù questa esperienza, perché la nostra morte diventi un passaggio alla vita.
Avvicinandoci ai giorni in cui ricorderemo anche quest’anno la Passione e la morte del Signore, condividendo il dramma di tanti nostri fratelli vittime della pandemia, lasciamoci illuminare dalla Parola di Gesù e cerchiamo di ravvivare la nostra fede in lui: è Lui la risurrezione e la vita!