Domenica di Pasqua, Messa vespertina

Rovigo, Duomo-Concattedrale
21-04-2019

Come hanno vissuto i primi discepoli il giorno di Pasqua? Dagli elementi che possiamo trovare nei racconti evangelici, non fu un giorno di festa: la scoperta di primo mattino del sepolcro vuoto, le parole degli angeli alle donne e l’apparizione a Maria Maddalena, non avevano dissipato l’incertezza sulla sorte di Gesù. L’evangelista Giovanni osserva «Non avevano ancora compreso la Scrittura e cioè che egli doveva risorgere dai morti». Potremmo dire allora che il giorno di Pasqua per i primi discepoli è stato segnato dalla fatica di credere, una fatica che ce li rende vicini, perché anche noi sperimentiamo quanto sia difficile e faticoso credere.

In questa prospettiva il racconto dei discepoli di Emmaus ci offre una guida per scoprire i passi di un cammino che culmina in uno sguardo capace di contemplare il volto del Risorto. In quei due discepoli ognuno di noi può identificarsi e può riconoscere le fatiche della propria ricerca del Signore Gesù e la bellezza dell’incontro con Lui nella Parola e nell’Eucaristia.

La prima parte del racconto è ambientata su di una strada: la via è il luogo in cui il Signore si fa incontro ai due discepoli delusi. Il loro cammino è accompagnato da una faticosa ricerca, fatta di interrogativi, di tristezza e di delusione. Essi sono incapaci di comprendere il senso di quanto è accaduto a Gesù: la sua passione e la sua morte, ma anche il sepolcro vuoto, la visione di angeli. Essi sono incapaci di vedere in questi eventi una presenza: l’evangelista Luca annota che «i loro occhi erano impediti a riconoscerlo … ma lui non l’hanno visto». La solitudine e il buio che segnano il cammino dei discepoli è rotto da una presenza: Gesù in persona si accosta loro e li guida con discrezione e rispetto a riconoscere il suo volto. Gesù condivide la loro fatica, li provoca ad approfondire i loro interrogativi e apre la loro ricerca a fare un salto di qualità.

Il racconto di Luca evidenzia due luoghi in cui avviene nei due discepoli il passaggio dall’incredulità alla fede pasquale: la Scrittura e la frazione del pane. In questi due momenti è Gesù che agisce: è lui che spiega la Scrittura per mostrare il senso della sua morte e risurrezione; è lui ad accettare l’invito a fermarsi nella loro casa, a recitare la benedizione, a spezzare il pane e a darlo loro. I discepoli lo riconoscono quando lui si dona: «allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero». Cisto è sempre stato presente, durante il cammino e nella parola ascoltata e compresa. Ma è riconosciuto solo quando i discepoli comunicano con lui, quando entrano nel suo mistero di morte e di risurrezione, quando fanno propria la logica di obbedienza al padre significata e presente nel pane spezzato e nel vino versato.

Gesù sparisce alla vista dei discepoli proprio nel momento in cui lo riconoscono: mentre Gesù era presente i due discepoli non lo riconoscevano, ore che non è più visibile, la fede li rassicura della sua presenza. Quando il cuore è ormai aperto alla fede, non c’è più bisogno di una presenza fisica, perché Gesù rimane presente nella Parola e dell’Eucaristia e nel segno della comunità (infatti i due di Emmaus tornano a riunirsi agli altri rimasti a Gerusalemme).

Al termine di questo giorno di Pasqua vorremmo anche noi scoprire che Gesù cammina accanto a noi, vorremmo imparare a riconoscerlo nella Parola e nel pane spezzato: allora Gesù non sarà più assente e lontano, ma il Vivente che cammina con noi. Questo è anche il mio augurio di buona Pasqua: possiate fare anche voi il cammino di Emmaus, il cammino delle fede pasquale!