Chi è stato in pellegrinaggio in Terra Santa ricorda l’emozione provata quando si è trovato davanti al santo sepolcro: entrare e sostare nel luogo dove è stato deposto il corpo di Gesù è un’esperienza che ti tocca profondamente e ti fa veramente sentire immerso nella sua morte e nella sua resurrezione. Questa mattina di Pasqua siamo invitati a rivivere spiritualmente questa esperienza, rifacendo il percorso dei primi discepoli di Maria di Magdala, di Pietro e di Giovanni.
Partiamo innanzitutto da una notazione temporale: quando Maria di Magdala va al sepolcro è ancora buio. L’oscurità non indica solo l’ora che precede l’alba, ma uno stato d’animo dominato dal dolore e dallo smarrimento per la morte di Gesù, il Maestro amato. Forse anche nel nostro cuore questa mattina c’è il buio per i dolori e le prove che la vita ci sta riservando, c’è il buio per quanto sta accadendo nel mondo, ma proprio dal sepolcro di Gesù può nascere anche per noi qualcosa di inatteso e di imprevisto che può cambiare la nostra vita. Maria infatti trova qualcosa di inaspettato: la pietra del sepolcro è ribaltata e la tomba è vuota. Inizia qui, da questa scoperta inaspettata e sconcertante, il percorso della fede: anche il nostro percorso di fede nasce da qualcosa che non avevamo programmato, qualcosa che ci sorprende e che ci sconcerta.
Maria spinta dall’amore per Gesù, corre da Pietro e Giovanni per avvertirli di quello che lei percepisce come un trafugamento del corpo di Gesù e con loro ritorna al sepolcro. Pietro e Giovanni vedono dei segni: la tomba vuota, i teli e il sudario. Giovanni il discepolo che Gesù amava, non si ferma ad una costatazione fisica, il suo è lo sguardo della fede che attraverso i segni arriva a credere. Di lui il testo di Giovanni dice «vide e credette».
Anche noi in questa mattina di Pasqua siamo chiamati come Maria di Magdala, Pietro e Giovanni a vedere alcuni segni e a sentire alcune parole che ci aprono alla fede e ci fanno riconoscere Gesù Risorto presente in mezzo a noi.
Occorre prima di tutto che teniamo vivo un legame di amore con il Signore custodendo la memoria della sua parola e dei suoi gesti. I discepoli il mattino di Pasqua corrono al sepolcro: non è solo la curiosità di vedere che cosa è accaduto è l’amore per il Signore che li attrae e li guida verso di lui.
I discepoli poi trovano una tomba aperta: è una tomba che non custodisce più il passato, ma è aperta al futuro, ad una vita nuova. E’ una tomba che ci insegna a cercare un Signore che vince la morte e garantisce un futuro di speranza e per questo è davanti a noi, oltre i nostri schemi e le nostre aspettative.
Questa mattina di Pasqua la liturgia non ci fa incontrare il Cristo Risorto, traccia però un percorso per incontrarlo. L’augurio di buona Pasqua che ci scambiamo è di riuscire a fare nostri i passi dei primi discepoli per giungere anche noi a riconoscere Gesù risorto vivo in mezzo a noi.