CONSACRAZIONE EREMITICA PERPETUA DI MARIA IOLANDA BALDINI

Il silenzio della solitudine dell’eremita si rifà ad un tratto della vita di Gesù: i Vangeli ci narrano come spesso Gesù si ritirava da solo sul monte a pregare: nella sua solitudine l’eremita fa suo questo aspetto della vita del Signore
07-10-2023

Ci ritroviamo dopo tre anni in questa Chiesa parrocchiale per partecipare alla consacrazione eremitica, questa volta definitiva, di Maria Iolanda Baldini. L’8 settembre del 2020 infatti questa nostra sorella ha fatto la sua prima professione, che oggi rinnova nella forma perpetua o solenne.

Questa celebrazione è occasione per ritornare sul significato della vocazione alla vita eremitica. A prima vista la condizione della nostra sorella Maria Iolanda può sembrare quella di una suora, a dire il vero una suora un po’ singolare, perché non appartiene ad un istituto o ad una congregazione e non vive in comunità, ma da sola a casa sua.

Con i religiosi (i frati, le suore) anche gli eremiti hanno in comune la professione dei consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza, ma la caratteristica della loro vocazione è la vita in solitudine. L’eremita infatti vive da solo, nella separazione dal mondo. In passato gli eremiti vivevano in luoghi isolati e difficilmente raggiungibili. Oggi si è affermata anche la prassi di una vita eremitica nei centri abitati, i cosiddetti «eremiti di città» (Maria Iolanda appartiene proprio a questa categoria).

La solitudine è strettamente legata al silenzio: «solitudinis silentium» è un’espressione cara alla tradizione eremitica: la solitudine, resa possibile dalla separazione dal mondo e quindi da una vita riservata, ha l’obiettivo di permettere all’eremita di vivere l’intimità con Dio («soli Solo» «essere soli con il Solo»). Il silenzio per l’eremita non è semplicemente l’assenza di voci o di rumori, ma «è l’atteggiamento fondamentale che esprime la radicale disponibilità all’ascolto di Dio, il concentrarsi totalmente nella ricerca dell’unione con Lui lasciandosi attrarre nella dinamica pasquale della morte e risurrezione di Cristo; esperienza della misteriosa fecondità di una vita totalmente donata e della paradossale eloquenza testimoniale del silenzio, quando abitato dall’Amore» (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ponam in deserto. La forma di vita eremitica nella Chiesa particolare, 14).

Il silenzio della solitudine dell’eremita si rifa ad un tratto della vita di Gesù: i Vangeli ci narrano come spesso Gesù si ritirava da solo sul monte a pregare: nella sua solitudine l’eremita fa suo questo aspetto della vita del Signore e ricorda ai fratelli la necessità di dare il primo posto alla ricerca di Dio e all’unione con Lui. Possiamo capire quindi che la condizione di vita dell’eremita non risponde solo ad una sua propensione e ad una ricerca individuale di spiritualità, ma ha un valore profondamente ecclesiale. Il testo citato poco fa, parla della «paradossale eloquenza testimoniale del silenzio»: la vita dell’eremita è nascosta, ma proprio in questo modo «parla» alla Chiesa e al mondo. E’ una testimonianza di cui oggi abbiamo tanto bisogno, perché la vita frenetica, tutta volta al fare e al produrre, ci porta a dimenticare quell’«unica cosa necessaria» di cui parla Gesù: la preghiera e la contemplazione, anima di ogni apostolato.

Ringraziamo il Signore che ha chiamato Maria Iolanda a consacrarsi a Lui nella vita eremitica, arricchendo così la nostra Chiesa diocesana di questo dono, inedito e stimolante. Per Maria Iolanda chiediamo la grazia di essere fedele agli impegni che si assume per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo.

Da parte nostra, anche se Maria Iolanda vivrà nel nascondimento, rimaniamo sensibili e attenti alla «paradossale eloquenza» della sua testimonianza e cerchiamo anche noi nella nostra condizione di vita l’intimità con il Signore coltivando la preghiera e la contemplazione anche in mezzo alle preoccupazioni e alle fatiche della vita quotidiana.