COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».
02-11-2023

«Nel mezzo della vita siamo circondati dalla morte»: questa espressione tratta da un antico corale, ci mostra come la morte non sia solo la conclusione della vita, ma è una realtà che ci accompagna durante tutta la nostra esistenza. Potremmo dire che vivere significa anche morire. La cultura contemporanea cerca di rimuovere la morte mettendola ai margini della vita ordinaria e cercando di trovare un rimedio attraverso i progressi della medicina. Ci rendiamo sempre più conto però che serve a poco prolungare la vita umana all’infinito e sospingere la morte in un futuro remoto: in questo modo la vita non diventa più piena ma più povera.

Il vero superamento della morte non avviene attraverso la sua eliminazione, cosa del resto impossibile, ma attraverso la speranza che ci spinge oltre la morte. Fin dalle origini l’umanità mai si è rassegnata all’idea che la morte sia la fine di tutto. In vari modi nelle diverse culture che si sono succedute si è cercato di dare un fondamento alla speranza di una vita oltre la morte: cito per la sua rilevanza ala teoria greca dell’immortalità dell’anima bene esposta da Platone. La rivelazione ebraico-cristiana dà una risposta diversa a questo grande interrogativo offrendoci una speranza che si fonda sul dono di Dio: il Dio che si è fatto conoscere nella storia della salvezza e nella pienezza dei tempi attraverso Gesù Cristo suo figlio è il Dio dei viventi. Egli vuole che le creature vivano in Lui e per Lui. Egli è fedele e mantiene la sua promessa di una vita oltre la morte, attuata nella risurrezione di Gesù da morte.

Le tre letture che abbiamo ascoltato ci parlano di questa speranza. Per la prima lettura, tratta dall’Anrico Testamento, la vita oltre la morte si fonda sulla comunione piena con Dio: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio». Già durante la loro esistenza terrena i giusti sono immersi in un dono di eternità, che avvolge tutto il loro essere. Anche se il loro cammino terreno è segnato da sofferenze, prove e oscurità, anche se la loro morte sembra un fallimento, essi sono nella pace, perché il loro percorso terreno, che è già segnato dalla presenza di Dio e quindi non può che portarli a vivere in Dio.

Nella scia del messaggio del Libro della Sapienza possiamo leggere anche il brano dell’Apocalisse nella seconda lettura, in cui si parla di «nuovi cieli e nuova terra», al centro dei quali sta la nuova Gerusalemme, la casa di Dio con gli uomini. Questa dimora è data in dono da Dio a quanti credono in Lui e nel suo Figlio Gesù, il Crocifisso Risorto. La promessa di Dio ci viene trasmessa con espressioni di grande forza e suggestione: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».

La pagina del Vangelo ci presenta infine la via per raggiungere la vita che non ha fine: le beatitudini sono il progetto del Regno di Dio. La promessa di Dio di una vita beata è rivolta a chi, proprio attraverso la povertà, la sofferenza, la persecuzione, si affida a Dio ed entra nella logica del suo Regno. È seguendo questo programma, umanamente scandaloso, che possiamo ricevere l’«eredità della terra» ed essere ammessi alla visione di Dio».

Il ricordo dei nostri cari defunti diventi allora motivo di speranza e di impegno. Se siamo con Dio, anche noi possiamo sperare in una vita che non finisce con la morte. La fede nel Dio della vita è l’unica vera risposta all’enigma della morte.

Cimitero di Rovigo – 2 novembre 2023