Fare memoria per noi cristiani non è mai solamente guardare al passato: ricordare quanto Dio ha operato nella storia ci aiuta a comprendere il presente e a metterci in cammino verso il futuro con fiducia e speranza. Con questo atteggiamento spirituale oggi celebriamo il 125° anniversario del «prodigio mariano» di Rovigo per trovare in questo evento un messaggio che illumini il momento particolare di prova e sofferenza che stiamo vivendo e nutra la speranza di un domani migliore.
Prima dell’inizio della messa è stato ricordato quanto accadde il 1° maggio del 1895 e nei giorni e anni successivi. Molti fedeli (i primi furono tre ragazze) videro a più riprese (oltre che nel periodo 1895-1900, nel 1910 e nel 1911) il movimento degli occhi dell’immagine delle Vergine Addolorata, a quel tempo custodito nella chiesa di San Michele. Mi colpisce che questo fenomeno straordinario non abbia solo suscitato la curiosità di molti, ma abbia dato vita ad un movimento di spiritualità mariana che tuttora segna la nostra città.
Il movimento delle pupille della Vergine Addolorata non rappresenta infatti solo un fatto fuori dall’ordinario, sensazionale, destinato a creare meraviglia e curiosità. Pur nel suo carattere visibile, oggettivo (la verità storica del fatto è attestata dalle verifiche fatte soprattutto da mons. Sichirollo e accolte dai Vescovi di Adria mons. Polin e mons. Boggiani) ma è innanzitutto un evento spirituale.
Gli occhi sono specchio dell’anima e ci introducono nell’intimità di Maria, nel suo cuore di madre In particolare considerando gli occhi di Maria, siamo richiamati alla scena della crocifissione. Maria, ai piedi della croce fissa il suo sguardo sul Figlio e questi la invita a posare i suoi occhi sul discepolo amato: «Donna, ecco tuo Figlio». Potremmo tradurre «ecco» con «guarda». Quello sguardo è lo stesso che la Vergine Addolorata ha posato su quanti 125 anni fa videro il movimento delle pupille dell’immagine che ora veneriamo in questa chiesa. E’ interessante notare come secondo le testimonianze, la Madonna avrebbe ripetutamente mosso lo sguardo in tutte le direzioni, quasi a volere abbracciare l’universo e l’umanità intera. Quel movimento degli occhi ha manifestato la sua sollecitudine materna verso tutti i suoi figli e verso il creato intero in cui dimorano.
Come ho già detto, questo evento ha dato vita ad un movimento di spiritualità: lo sguardo di Maria infatti contiene una chiamata. Proprio come una chiamata visse l’esperienza del prodigio la venerabile Maria Inglese (poi suor Dolores). Lei infatti seppe andare oltre la dimensione del prodigio, del fatto straordinario e arrivò a cogliere nel movimento degli occhi della Vergine la conferma della sua vocazione a dedicare tutta la sua vita all’opera della riparazione del peccato presente nel mondo. Maria Inglese comprese che le forze del male e coloro che ne sono complici vanno guardate con lo stesso sguardo di Maria sotto la Croce: uno sguardo di misericordia che testimonia lo sguardo misericordioso di Dio sull’umanità.
Credo non sfugga a nessuno l’attualità di questo messaggio nel tempo difficile che stiamo vivendo. Maria continua a porre il suo sguardo di misericordia sull’umanità sconvolta da questa terribile pandemia e chiama ognuno di noi a fare nostro questo sguardo. Le fatiche e le difficoltà immani che la nostra società ha davanti, non solo per l’emergenza sanitaria, ma ancora di più per la crisi economica e sociale che ne consegue, stanno creando conflitti e divisioni profondi mettendo gli uni contro gli altri categorie, gruppi sociali, popoli proprio quando invece avremmo bisogno di essere più uniti e solidali perché, come ci ha ricordato Papa Francesco nella preghiera del 27 marzo, «siamo tutti sulla stessa barca».
Seguendo l’esempio di tanti nostri concittadini, che da quel 1° maggio di 125 anni fa, si sono fermati in preghiera davanti a questa venerata immagine mariana, anche noi contempliamo l’Addolorata. Come le venerabili suor Dolores Inglese e Madre Elisa Andreoli sentiamoci chiamati ad essere apostoli di misericordia in un mondo lacerato e tribolato. Sentendo su di noi lo sguardo materno di Maria troveremo anche noi la forza di vincere il male e il dolore del mondo con l’amore che perdona e ripara ogni ferita.