La liturgia di questa domenica ci indica come modello per la nostra vita di cristiani due donne povere di risorse materiali, ma ricche di fede.
La prima lettura ci parla infatti della vedova di Sarepta che si fida della parola del profeta Elia e gli mette a disposizione quel poco di farina e di olio che le erano rimasti. Questo gesto viene ricompensato dalla Provvidenza divina: «La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la Parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia».
Fa come da contrappunto a questa figura femminile, la vedova che Gesù vede nel tempio: in mezzo a tanti fedeli che gettano nel tesoro del tempio molte monete, lei vi mette solo due monetine. Anche qui troviamo un gesto di fiducia e di affidamento alla Provvidenza. Gesù lo fa notare ai suoi discepoli: «Tutti hanno gettato parte del suo superfluo, lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva».
Fiducia, affidamento, speranza: sono questi gli atteggiamenti che la Parola ci suggerisce questa mattina, atteggiamenti che bene si intonano con il ringraziamento che vogliamo esprimere a Dio per la stagione agricola che si è conclusa. Nell’attività di chi coltiva la terra infatti questi atteggiamenti sono connaturali: anche oggi nonostante l’applicazione di mezzi tecnologici sempre più sofisticati il frutto del lavoro agricolo non dipende solo dalle capacità del coltivatore e dai mezzi di chi dispone ma deve fare i conti con i fenomeni metereologici, con le loro variabili imprevedibili. Il gesto stesso del seminatore che getta nel solco la semente rappresenta un affidarsi, un rimettersi ad una Provvidenza che viene dall’alto.
«Ogni volta che un contadino semina, il cielo viene sulla terra» dice il messaggio dei Vescovi italiani per la Festa del Ringraziamento di quest’anno. E’ importante tenere viva questa consapevolezza, che oggi, vivendo in una cultura segnata dalla tecnologia e dalla scienza rischiamo di perdere. E’ da questa consapevolezza infatti che può nascere e consolidarsi quella speranza di cui abbiamo bisogno per continuare e sviluppare l’attività di coltivazione dei campi così necessaria per la vita dell’uomo e della società.
Sempre i Vescovi italiani nel loro messaggio scrivono: «Nel disorientamento che proviamo mentre ci chiediamo dove siamo e quale direzione prendere, nella terra troviamo la speranza per il domani. Questo senso di fiducia nel futuro si amplifica, da un lato, nella gratitudine per il Creato ma, dall’altro, viene adombrato dalla preoccupazione crescente per uno sfruttamento che mette a rischio l’agricoltura e la vita delle persone».
Dire grazie alla fine dell’annata agricola è quindi un richiamo all’impegno e alla responsabilità: «Dobbiamo ringraziare per quanto abbiamo ereditato e comprendere quanto questo sia prezioso, soprattutto di fronte agli effetti drammatici della crisi ecologica. La gratitudine, infatti, deve trasformarsi in impegno, in progettualità, in azioni concrete se vogliamo evitare che i paesaggi diventino un lontano ricordo di quello che sono stati e i territori dei frammenti, residuo dello scarto e dell’abbandono».
Mettiamo sull’altare assieme ai frutti del lavoro di quest’anno, il proposito di un impegno e di una responsabilità rinnovati, da cui nasca una speranza per la nostra società e soprattutto per le generazioni che ci seguono.
Villanova del Ghebbo -10 novembre 2024