La solennità di oggi ci invita a guardare la Chiesa da una prospettiva particolare, quella della santità. Per la Bibbia la santità è innanzitutto un attributo di Dio: Dio è santo, il solo santo (come diciamo nel Gloria della Messa): la santità appartiene esclusivamente a Lui. Ma Dio ha voluto condividere la sua santità con noi uomini, come ci spiega San Giovanni nella prima lettura: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente». La rivelazione che Dio fa di se stesso come Padre è anche la rivelazione della nostra condizione di «figli di Dio» e se siamo figli siamo chiamati anche ad essere santi come Lui. I figli infatti somigliano al Padre. E’ sempre San Giovanni che ce lo ricorda: «quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a Lui».
Ciò che ci rende santi, allora, non è tanto il nostro impegno ma il dono di Dio: è il suo amore, la sua grazia, la sua luce che raggiungendoci fa’ di noi delle «nuove creature». La santità non è opera nostra, ma frutto dell’iniziativa di Dio. La nostra parte sta nel lasciare che l’opera di Dio si realizzi in noi in tutta la sua forza. Come dice la liturgia, nei santi «noi celebriamo o Padre l’iniziativa mirabile del tuo amore».
Le tre letture della messa di oggi ci mostrano proprio questa «iniziativa mirabile» di Dio, in particolare il brano del Vangelo, dove Gesù proclama beati delle persone (i poveri, gli afflitti, i miti, gli affamati e gli assetati, i perseguitati) che da un punto di vista umano tutto porta a ritenere degli infelici. La beatitudine che Gesù proclama non si identifica con la povertà, con le lacrime, con la fame, con la persecuzione di cui purtroppo tanti uomini e donne fanno esperienza qui sulla terra. La felicità evangelica sta nell’iniziativa di Dio che viene ad arricchire i poveri con il dono del suo regno La felicità evangelica sta nell’iniziativa di Dio che viene ad arricchire i poveri con il dono del suo regno, che consola chi piange, che sazia chi ha fame e sete. Ciò che rende infelice la vita diventa motivo di gioia per una felicità che viene da altrove. Dio si fa vicino, viene ad abitare le situazioni più disperate, si fa carico della sofferenza, dell’emarginazione, del disprezzo, dell’ingiustizia subita per trasformare dal di dentro l’esistenza di coloro che lasciano aperte le porte al suo amore. La vera gioia che il Signore offre è il dono della comunione con Lui, una comunione, che per quanto dipende da Lui, non verrà mai meno. Le situazioni di povertà, di sofferenza, di persecuzione, di ingiustizia potranno non cambiare: ciò che invece cambia la nostra vita è la relazione con Dio che viene a liberarci dalla nostra tristezza facendoci il dono della sua santità, che non è altro che una vita buona, una vita riuscita secondo la logica del Vangelo. Come ebbe a dire San Paolo VI «Solo quelli che sono veramente buoni, i santi, sono felici».
La santità è alla portata di tutti, perché a tutti Dio offre il suo amore che purifica e santifica. A noi sta la decisione di presentarci a Lui con le mani vuote per ricevere tutto da lui e mettere la nostra vita nelle sue mani perché sia Lui a purificarla e santificarla.