Il versetto del Vangelo di Giovanni scelto come slogan della Giornata del Seminario di quest’anno («Non sia turbato il vostro cuore») penso interpreti i sentimenti che tutti proviamo di fronte alle prospettive future del nostro Seminario. Se infatti pregustiamo la gioia per le prossime ordinazioni (due presbiteri e un diacono), non possiamo non essere preoccupati perché negli ultimi anni non ci sono stati ingressi di nuovi seminaristi. Purtroppo si tratta di un fenomeno generalizzato in Italia e in tutto l’Occidente: negli ultimi anni tutte le diocesi, anche quelle che si distinguevano per un numero significativo di seminaristi, hanno dovuto registrare un ridimensionamento drastico nel numero dei candidati al sacerdozio. Il «mal comune» non è motivo di consolazione, anzi aumenta la preoccupazione perché segnala che la causa non è solamente in una scarsa o poco incisiva pastorale vocazionale ma in motivazioni più profonde e di conseguenza più difficili da affrontare. Proprio mentre iniziavo a scrivere questa nota, mi è capitata tra le mani un’intervista di don Fabio Rosini, autore di libri di spiritualità e iniziatore del percorso delle «Dieci Parole» nonché Direttore dell’Ufficio Vocazioni della Diocesi di Roma. Richiesto di un parere sulla crisi delle vocazioni, la sua risposta è stata provocatoria: «Non sono i pesci da pescare che mancano, ma è l’acqua stessa in cui dovrebbero nuotare i pesci che manca. Non sono le vocazioni che mancano, non sono i seminaristi a scarseggiare, ma i grandi assenti sono proprio i cristiani in genere. Potremmo dire che non mancano le vocazioni, ma manca il popolo stesso di Dio. Non possiamo più dare per scontata la fede, dobbiamo annunciare il Vangelo e far crescere il popolo di Dio». Si possono condividere o meno queste affermazioni, ma credo non si possa dubitare che è necessario ricreare un contesto di vita cristiana. C’è bisogno di ripartire dall’ABC della vita cristiana con pazienza e lungimiranza cominciando con le famiglie, che sono il primo seminario, per continuare poi con i ragazzi e i giovani. Non importa se sono pochi quelli che accolgono il nostro invito, l’importante è che nell’intento di inseguire la massa non perdiamo anche chi è disponibile a fare un cammino di fede. La pastorale del futuro sarà sempre più una pastorale attenta alle persone e ai loro percorsi di fede. Per questo dobbiamo imparare l’arte dell’accompagnamento spirituale.
La situazione di grande difficoltà in cui la Chiesa oggi si trova (la scarsità delle vocazioni al ministero sacro è un aspetto di un problema più grande che riguarda la capacità della Chiesa di generare nuovi cristiani) deve portarci a ripartire da ciò che è fondamentale confidando nell’aiuto del Signore. Allora ben venga l’invito di Gesù «Non sia turbato il vostro cuore»: ripartiamo con umiltà e fiducia da chi condivide con noi la passione per il Vangelo e i frutti verranno.
+ Pierantonio