È una felice coincidenza poter celebrare l’ordinazione presbiterale di questi tre nostri fratelli nella Solennità della SS. Trinità, perché abbiamo l’occasione di fissare il nostro sguardo sulla sorgente da cui scaturisce il sacerdozio ministeriale, di cui il presbiterato è espressione, in modo da coglierne il valore e la bellezza. Infatti «l’identità sacerdotale, come ogni identità cristiana, ha la sua fonte nella Santissima Trinità, che si rivela e si auto-comunica agli uomini in Cristo, costituendo in Lui e per mezzo dello Spirito la Chiesa come germe del Regno». (GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. Pastores dabo vobis, n.12). Il presbitero dunque è radicato nell’Amore del Padre, nella Grazia di Gesù Cristo e nel dono dello Spirito.
Fermarsi a contemplare la sorgente del sacerdozio ministeriale, in particolare del presbiterato, all’interno del mistero di Dio, comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è quantomai necessario oggi per non lasciarci soffocare dalle tante problematiche pastorali tipiche di questo cambiamento d’epoca: solo andando alla radice ultima del sacerdozio ministeriale possiamo superare le fatiche e le incertezze del presente, per gettare le reti al largo e rispondere alla chiamata del Signore.
Solo lasciandoci attrarre dal roveto ardente del l’Amore di Dio, possiamo capire come sia possibile anche oggi offrire la propria vita al Signore per il servizio della Chiesa nel ministero sacerdotale. Mi rivolgo in modo particolare ai ragazzi e giovani presenti: non abbiate paura di lasciarvi toccare dal fuoco dell’Amore di Dio e se sentite ardere il cuore seguite con coraggio la via che il Signore vi mostra, anche la via del sacerdozio ministeriale. Dedicare la propria vita a portare i fratelli a fare esperienza della vita di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è un’avventura straordinaria, anche oggi.
Il riferimento alla Trinità in particolare mette in evidenza la natura «relazionale» del presbiterato, un aspetto quanto mai importante tenendo conto che è ancora molto diffuso un modo di vedere il prete come «singolo» ministro di Cristo, ma staccato dagli altri presbiteri e, per molti versi, separato anche dagli altri fedeli. In questo senso la figura del prete come parroco, come è andata affermandosi soprattutto dopo il Concilio di Trento, andrebbe rivista e integrata con la riscoperta della dimensione collegiale del presbiterato operata del Concilio Vaticano II, ma di cui nella prassi non abbiamo ancora tratto tutte le conseguenze. Nessuno è prete da solo, ma sempre insieme con il Vescovo e con gli altri presbiteri nell’unità del presbiterio, una unità che non nasce da un vincolo puramente umano, ma da un legame sacramentale, come vedremo tra poco quando dopo il Vescovo tutti i presbiteri imporranno le mani sugli ordinandi presbiteri. «Non si può allora definire la natura e la missione del sacerdozio ministeriale, se non in questa molteplice e ricca trama di rapporti, che sgorgano dalla Santissima Trinità e si prolungano nella comunione della Chiesa, come segno e strumento in Cristo, dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (ibidem).
Carissimi don Bryan, don Davide, don Riccardo, non vi nascondo la mia trepidazione nel pensare al compito che vi aspetta nel tempo difficile che stiamo vivendo, difficile per la società, ma forse ancora più difficile per la Chiesa. Proprio per questo occorre tornare alla sorgente, sentire di essere immersi nella vita della Trinità e sentirsi mandati per aprire ai fratelli la strada che porta ad entrare in questo mistero d’amore.
Anche se vi troverete ad esercitare il ministero in una situazione in cui sembrano mancare riferimenti sicuri, perché tutto sta cambiando ad una velocità mai vista prima, ricordatevi che non siete soli. Se lo volete, camminerete insieme con tanti fratelli e sorelle: innanzitutto i vostri confratelli nel sacerdozio, il vostro Vescovo, ma anche i cristiani delle comunità a cui sarete inviati. Vi auguro di poter scoprire la bellezza di condividere le vostre gioie e le vostre fatiche apostoliche con fratelli e sorelle, che vi daranno consiglio e sostegno.
Camminate insieme con la nostra Chiesa diocesana: per questo consegno anche a voi i tre criteri pastorali attorno ai quali stiamo cercando da qualche anno a questa parte di accompagnare il rinnovamento pastorale che ci è chiesto dal tempo in cui ci troviamo a vivere.
– «mai da soli»: cercate sempre di condividere con altri le vostre iniziative e le vostre decisioni; non abbiate paura del dialogo e del confronto con gli altri preti ma anche con i laici; ricordatevi che conta di più fare poche cose insieme che farne tante da soli!
– «con il sapore del Vangelo»: abbiate a cuore che in quello che fate si possa cogliere il «gusto» del Vangelo, la bellezza e la novità della Parola di Gesù. Non siete chiamati ad essere animatori sociali od operatori culturali, ma testimoni autorevoli di Gesù e del suo Vangelo.
– «nella quotidianità»: il ministero che oggi vi viene affidato è fatto di tante piccole attenzioni, di atti nascosti, di relazioni che durano un attimo, per questo vi auguro di scoprire la bellezza di donarvi nella fedeltà ogni giorno a tanti piccoli gesti che rivelano ai fratelli l’amore di Dio.
Concludo affidandovi alla Madonna, che in questa Chiesa veneriamo come Vergine delle Grazie:
Madre di Gesù Cristo, tu che eri con Lui all’inizio della sua vita e della sua missione, accogli questi nostri fratelli negli inizi del loro ministero, proteggi la loro crescita, accompagnali nelle fatiche e nelle difficoltà, dona loro la gioia di servire con umiltà i fratelli nel loro cammino. Amen.