DOMENICA DI PASQUA – MESSA DEL GIORNO

La risurrezione di Gesù è la novità che cambia il corso della storia e può alimentare la speranza anche in un momento tragico come quello che stiamo vivendo
17-04-2022

Non è facile per nessuno quest’anno entrare nel clima di gioia che la liturgia ci propone in questo giorno di Pasqua. Con il cuore carico di angoscia per gli orrori che abbiamo visto in questi giorni e per quanto potrebbe accadere ancora, come è possibile intonare l’alleluia?

Se però andiamo oltre la reazione istintiva, ci accorgiamo che è proprio quando le tenebre della violenza e delle aberrazioni sembrano dominare che abbiamo bisogno di celebrare la Pasqua e di dire a tutti che Cristo è risorto e ha vinto il peccato e la morte.

La risurrezione di Gesù è la novità che cambia il corso della storia e può alimentare la speranza anche in un momento tragico come quello che stiamo vivendo. È una novità che chiede ancora oggi di essere accolta nella fede: di conseguenza anche a noi viene chiesto di compiere il cammino che hanno fatto i primi discepoli, le donne e gli apostoli. Leggendo i Vangeli ci colpisce vedere come non sia stato facile neppure per loro credere in Gesù Risorto. Sembra quasi che gli evangelisti mettano in evidenza la fatica di credere di chi per la sua vicinanza a Gesù avrebbe dovuto comprendere subito il segno del sepolcro vuoto. La loro fatica è anche la nostra fatica oggi.

Non si tratta solo di registrare un fatto storico, perché la Risurrezione di Gesù va al di là della storia umana, occorre maturare uno sguardo di fede che ci permetta di cogliere il significato profondo di questo evento per la nostra vita. In questa prospettiva il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci propone tre sguardi diversi: quello di Maria Maddalena, quello di Pietro e infine quello del discepolo che Gesù amava. Tutti e tre vedono il sepolcro vuoto, ma è diverso il modo con cui ciascuno guarda: queste tre modalità diverse sono come tre tappe di un percorso per arrivare alla fede pasquale. È interessante notare che l’evangelista usa tre verbi diversi per indicare questi tre modi diversi di vedere.

Il primo tratto del percorso è quello compiuto da Maria Maddalena, che si reca al sepolcro sul fare dell’alba, quando ancora è buio. Vede il sepolcro, ma si spaventa perché pensa che il corpo del Maestro sia stato portato via. Non entra neppure e corre dagli apostoli. Il suo sguardo è ancora segnato da una visione materiale, è incapace infatti di cogliere il senso di quanto è accaduto.

Le parole di Maria «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» spingono Pietro e un altro discepolo (il discepolo che Gesù amava) ad andare al sepolcro. Arrivati alla tomba, il discepolo che Gesù amava attende che Pietro arrivi ed entri per primo. Pietro vede i teli e il sudario in cui era stato avvolto il corpo di Gesù: il suo non è ancora lo sguardo della fede, ma, rispetto a quello di Maria Maddalena è già un vedere più attento che si interroga per capire quanto è successo. Infine c’è lo sguardo dell’altro discepolo: di lui il testo di Giovanni dice che «vide e credette». Il suo infatti è uno sguardo che coglie il significato vero dei segni (il sepolcro vuoto, i teli e il sudario) perché si coinvolge, si affida: per questo il suo non è solo un vedere ma anche un credere. Potremmo dire «vedendo credette».

È un percorso verso la fede pasquale quello che viene descritto in questi tre discepoli: tutti e tre partono dall’esperienza di un vuoto di un’assenza e più si avvicinano a quei segni più maturano uno sguardo di fede. È un invito anche per noi oggi ad andare in profondità, ad entrare nel mistero della Pasqua per vedere e credere. La fede pasquale trasforma la nostra vita e cambia il nostro modo di stare nel mondo: per questo celebrare la Pasqua in questo momento è mettere nelle vicende umane una luce nuova, che indica una via di pace e di salvezza per tutti.