Mai come quest’anno ci costa fatica intonare l’Alleluia pasquale, il canto di lode per la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Preferiremmo rimanere in silenzio sotto la Croce di Gesù oppure nell’oscurità del sepolcro. Sentiamo attorno a noi la forza distruttiva del male, che sembra dilagare e non trovare alcun ostacolo. Ci eravamo illusi che la pandemia avrebbe rafforzato la consapevolezza che «non ci salva da soli» e che avesse generato una nuova solidarietà unendo tutto il genere umano con il vincolo di una nuova fraternità. Già la lotta al virus però ci aveva messi in guardia: basta pensare all’enorme sperequazione nella disponibilità dei vaccini tra i paesi ricchi e quelli poveri del mondo ma anche alle divisioni profonde nella nostra società legate proprio all’uso di questo prezioso strumento di prevenzione e di controllo della malattia. Mentre ancora tentavamo di uscire da questa prova, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ci ha fatti precipitare nell’angoscia di una nuova guerra mondiale. Le atrocità indicibili che ogni giorno veniamo a conoscere spalancano davanti a noi un abisso di violenza, che sembra impossibile poter fermare. Gli aumenti dei prezzi di quanto ci serve per vivere, dagli alimentari ai carburanti, preannunciano una nuova fase di crisi economica da cui tutti saremo colpiti.
Proprio perché ci troviamo davanti a questa situazione di sofferenza e di smarrimento dobbiamo trovare il coraggio di cantare l’Alleluia. La gioia della Pasqua non è un’evasione dalla realtà dura e desolante della vita umana, ma scaturisce dalle tenebre e dal silenzio della passione e della morte del Figlio di Dio. Non nega la presenza del male e del peccato, ma ci viene da un Dio che si è immerso nell’abisso della malvagità umana e se ne è fatto carico, uscendone vincitore.
Come dopo la scoperta dei lager nazisti si affermava che ad Auschwitz Dio è morto, così oggi potremmo ripetere la stessa affermazione per i tanti luoghi del mondo (purtroppo non solo l’Ucraina!), dove ogni giorno vittime innocenti sono sacrificate al moloch della guerra. In loro vediamo l’immagine di Gesù, straziato dai dolori e condannato alla morte più atroce. Ma la storia di Gesù non si arresta sulla croce e poi nel buio del sepolcro. Il Dio che ha preso su di sé il peccato e la morte infatti ha aperto una via di salvezza: Gesù, il Signore, è Risorto e a chi crede in Lui dona una vita più forte del peccato e della morte. Per non soccombere allora l’umanità ha bisogno di credere nella risurrezione del Signore Gesù e per credere deve poter ascoltare prima questo annuncio. Per questo celebrare la Pasqua e cantare l’Alleluia è un dono che noi cristiani facciamo al mondo in questo momento di angoscia e di tribolazione. Dobbiamo esserne consapevoli noi per primi, uscendo dalla tiepidezza di una fede superficiale e pigra e da una partecipazione stanca e abitudinaria. Dobbiamo mostrare con la nostra vita la forza che scaturisce dalla Risurrezione di Gesù e il suo potere di cambiare il mondo.
Auguro a tutti di provare la consolazione e la gioia dell’annuncio pasquale e di potersene fare portatori soprattutto a chi è nella prova e nella sofferenza. Il mio pensiero va in particolare agli ammalati e agli anziani, specie a coloro che sono ospiti delle case di riposo e a causa della pandemia soffrono per la lontananza dai loro cari. Un augurio speciale poi desidero rivolgere ai profughi ucraini, che hanno trovato qui da noi rifugio dai pericoli della guerra.
Buona Pasqua: Cristo è risorto, è veramente risorto!
Messaggio del Vescovo Pasqua 2022 «Cantare l’Alleluia è un dono che noi cristiani facciamo al mondo»
Mai come quest’anno ci costa fatica intonare l’Alleluia pasquale, il canto di lode per la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte
+ Pierantonio Pavanello, Vescovo