SANTA MESSA PER CHIEDERE IL DONO DELLA PIOGGIA

“Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e non c’è nessuno che possa resistere a te, Signore”
04-04-2022

Oggi, a differenza del passato, non è scontato rivolgersi pubblicamente a Dio, per ottenere la pioggia, come pure, per fare riferimento a vicende che ci toccano da vicino, la fine di un’epidemia o la cessazione di una guerra. Nella mentalità moderna chiedere a Dio qualcosa di cui abbiamo bisogno può apparire quasi una sconfitta: i problemi sociali, economici, sanitari dobbiamo risolverli con le nostre risorse umane, con i mezzi che la scienza e la tecnica ci mettono a disposizione. La preghiera allora appare essere tutt’al più un ripiego quando sono venuti meno gli altri mezzi. Come dice una canzone “proviamo anche con Dio, non si sa mai…”.

Ben diverso è l’atteggiamento del credente, che non contrappone le risorse e i mezzi umani alla fede in Dio, ma riconosce che tutto l’universo viene da lui. Come abbiamo sentito nella prima lettura nella bella preghiera di Mardocheo, un pio ebreo del tempo dell’esilio, “Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e non c’è nessuno che possa resistere a te, Signore”. Ci rivolgiamo quindi al Signore perché riconosciamo che Lui è il Creatore, Colui dal quale dipendono il cielo e la terra. Non siamo noi i padroni dell’universo, l’ambiente, la terra, i campi ci sono affidati per custodirli e per servircene per la vita dell’uomo e delle altre creature. Sono verità semplici e fondamentali, ma è facile dimenticarcene. La siccità ci ricorda il nostro essere creature di fronte al Creatore, ci mette davanti alla nostra radicale indigenza, a quel limite che le risorse di cui disponiamo ci portano a ignorare.

La preghiera nasce allora proprio dal riconoscere che non bastiamo a noi stessi e che dobbiamo affidarci a Dio che è all’origine della nostra vita e dell’ambiente in cui siamo collocati, un Dio di cui ci possiamo fidare perché nella storia della salvezza ha manifestato la sua cura per noi: il Dio a cui ci rivolgiamo è già intervenuto per salvare i nostri padri, le generazioni che sono passate sulla terra prima di noi. Come dice Mardocheo nella sua preghiera è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, è il Dio che liberato il suo popolo dall’Egitto.

Pregare senza stancarsi mai, come dice Gesù nella pagina del Vangelo che è stata proclamata poco fa, vuol dire tenere viva la relazione con un Dio che è nostro Padre e che vuole sempre il nostro bene. La preghiera potrebbe apparire come un tentativo di piegare Dio alla nostra volontà e ai nostri bisogni: ma la preghiera cristiana non è un atto magico, un rito propiziatorio: la magia nasce dalla volontà di potere e di dominio, la preghiera invece esprime l’affidamento a un Padre che ci ha a cuore e con la sua Provvidenza dispone della vita e della storia dell’umanità per un fine di salvezza.

La preghiera cristiana non ci esime dalle nostre responsabilità, anzi ci offre motivazioni più profonde per usare dei mezzi a nostra disposizione. Pregare per la pioggia in particolare ci spinge a prendere coscienza della necessità di non sprecare il bene prezioso dell’acqua e di correggere quei processi perversi di sfruttamento che stanno alla base dei cambiamenti climatici che tanti problemi stanno creando anche all’agricoltura.

Mentre ci affidiamo a Dio e invochiamo dalla sua Provvidenza il dono della pioggia tanto necessaria per le coltivazioni dei nostri campi, ravviviamo la nostra consapevolezza e la nostra responsabilità verso la terra che ci è affidata perché la trasmettiamo a chi verrà dopo di noi.

Rovigo – Chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria – 4 aprile 2022