La missione del Vescovo è quella di essere segno vivente di Cristo, il Pastore per eccellenza che guida il popolo di Dio in mezzo ai pericoli e alle prove della storia. San Bellino è stato in tempi difficili una guida sicura per la Chiesa di Padova, L’orazione di colletta, all’inizio di questa messa, mette in evidenza del nostro Santo la «fede intrepida» e la «carità ardente». Sono due virtù di cui abbiamo particolarmente bisogno nel tempo che stiamo vivendo, un tempo «di tribolazione e di speranza» (sono parole del Consiglio Permanente della CEI).
Mi sembra che la festa di San Bellino quest’anno innanzitutto ci inviti a sentire che anche nella grande prova che stiamo affrontando non siamo soli. Il Signore ci accompagna e ci guida: il Signore ci è vicino anche nel buio della paura e dell’angoscia di questi mesi.
È questo il tempo della fede, non una fede che pretende prodigi, ma una fede umile, che nelle tribolazioni sa affidarsi al Padre seguendo l’esempio di Gesù.
E’ questa fede che genera la speranza di una salvezza che non è frutto solo degli sforzi umani ma viene dall’alto. E’ questa fede che dà ai credenti la forza di seminare fiducia nella società, quella fiducia di cui abbiamo bisogno come il pane per non dividerci e contrapporci in una situazione che richiede l’unità di tutti per combattere il flagello dell’epidemia e le sue conseguenze economiche e sociali.
La «fede intrepida» si accompagna in San Bellino alla «carità ardente»: così anche noi siamo chiamati a rendere operosa la nostra fede attraverso le opere della carità. Le sofferenze dei malati e la povertà in cui molti sono caduti a motivo delle conseguenze economiche della pandemia ci sollecitano a non rimanere indifferenti, ma a farci prossimo: tanto più grande è la prova che stiamo affrontando tanto più abbiamo bisogno di compassione, ovvero di capacità di patire insieme, di sostenerci a vicenda condividendo quello che abbiamo, poco o tanto che sia.
«Fede intrepida» e «carità ardente» sono l’antidoto che San Bellino ci offre non solo per combattere il flagello che ci tormenta, ma anche per guarire il mondo. La pandemia, infatti, è manifestazione di una malattia più profonda, da cui il covid-19 ha tratto origine. Molti studiosi hanno messo in relazione l’origine della pandemia con lo sfruttamento della natura: fenomeni come i cambiamenti climatici, la deforestazione, lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali hanno quantomeno creato le condizioni favorevoli perché il covid.19 operasse il salto dall’animale all’uomo e si diffondesse in tutto il mondo. In altri termini tutto è connesso, come insegna l’Enciclica Laudato sì la cui attualità è emersa in modo molto forte in questi mesi: la cura della persona, la cura del creato, la giustizia sociale sono interdipendenti. Non possiamo allora limitarci a sconfiggere il covid-19, occorre che ci preoccupiamo di «guarire il mondo».
Il nostro Patrono, San Bellino interceda per noi: gli chiediamo la grazia di essere una comunità unita nella dura lotta che dovremo affrontare ancora a lungo. Gli affidiamo i nostri malati, coloro che li assistono, le autorità e gli amministratori che hanno il compito di fare scelte difficili. Per la forza della sua intercessione la nostra Chiesa possa dare testimonianza del Vangelo e tenga viva la speranza del nostro popolo.