La Festa della Visitazione di Maria (attualmente celebrata il 31 maggio, mentre in antico cadeva il 2 di luglio) è legata all’origine di questo Tempio, che nasce dalla profonda devozione della Città di Rovigo alla Vergine, alla cui intercessione più volte nel corso della storia è stata attribuita la salvezza della città da vari pericoli. Le fonti storiche sono molto interessanti a questo proposito. Il cronista Celio Nicolio, in un’opera edita nel 1595, l’anno successivo l’apertura della costruzione del Tempio, spiega così l’origine del culto per la Vergine del Soccorso: «in guerra, mentre che assediati i Cittadini, privi di sufficiente presidio, di sufficiente vettovaglia, e quando si aspettavano di divenir preda di crudeli nemici, nel giorno della Solennità di detta immagine, la quale è la Visitazione di nostra Donna a due di luglio, furno con loro meravigliosa allegrezza di ogni loro voto e bisogno soccorsi. La onde la chiamano da indi in qua la Madonna del Soccorso» (C. Nicolio, Miracoli et Gratie della Beata Vergine nella Chiesa del Soccorso della Città di Rovigo, ecc., Giovanni Battista e Giorgio Galignani, Padova 1595, c. 1r). Interessante è pure quanto leggiamo in una relazione del Podestà Alvise Querini di qualche anno successiva (1609), il quale scrive che «la fabrica della Chiesa del Soccorso, principiata già molt’anni non potea ridursi a perfettione se la comunità non essequiva il voto fatto fino al tempo del contaggio, la quale così astretta da me ha convenuto sodisfare all’obbligo sicché la Chiesa è restata fornita et riposta la miracolosa immagine al luoco destinato» (C. Boccato, M.T. Pasqualini Canato, Il potere nel sacro. I Rettori veneziani della Rotonda di Rovigo [1621-1682], Minelliana, Rovigo 2004, Tomo I [1621-1657) p. 26 nota 5].
La Visitazione di Maria, ovvero la visita della Madonna alla cugina Elisabetta narrata dal Vangelo di Luca, bene si accorda con l’idea del soccorso: Maria infatti va a visitare la cugina in avanzato stato di gravidanza, per portarle aiuto e questo gesto di delicata attenzione diventa allo stesso tempo l’occasione per verificare il segno che l’Angelo le aveva dato «Ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei». Questa visita di Maria, che è un atto di carità e di servizio, ci ricorda che Dio continua a visitare il suo popolo anche nei momenti difficili della prova, come quelli che stiamo vivendo. Allo stesso tempo ci spinge a fare nostri gli atteggiamenti della Vergine, in particolare il servizio umile e generoso, la disponibilità alle necessità dei più deboli e poveri, la ricerca dell’unità e della concordia.
In un contesto assai diverso da quello della fine del ‘500, in cui fu eretto questo Tempio, nel rispetto della giusta autonomia delle istituzioni civili e del pluralismo religioso, credo che la storia, anche quella religiosa della nostra città, possa ugualmente ispirarci pensieri utili per affrontare le sfide del presente.
Affidando alla Vergine del Soccorso le sorti della Città, la comunità di Rovigo riconosceva una dimensione che stava oltre l’interesse immediato dei singoli e dei gruppi e si riconosceva solidale in un unico destino. A me sembra che anche noi oggi abbiamo bisogno di ritrovare questo senso profondo di comunità: l’epidemia ci ha insegnato che, volenti o nolenti «siamo tutti sulla stessa barca» (come disse Papa Francesco nel memorabile incontro di preghiera nella solitudine di Piazza San Pietro del 27 marzo scorso). Se siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo remare tutti insieme per non farci sopraffare dalle onde e dal vento. Ho l’impressione che non sia così semplice accogliere e attuare questo insegnamento, ad ogni livello, non solo nazionale ma anche locale. Soprattutto in questa fase, in cui l’emergenza sanitaria sta lasciando il posto alla preoccupazione per le conseguenze sull’economia e sul lavoro, è forte il rischio che la rabbia e la delusione provochino divisioni e conflittualità profonde. Non dobbiamo dimenticare poi che questa situazione assieme ai grandi problemi ci presenta un’occasione, forse unica, di ripensare riprogettare la vita sociale, economica e lavorativa secondo nuovi criteri più rispettosi della persona e dell’ambiente.
A Rovigo, queste considerazioni di carattere generale, devono tener conto di un contesto locale: per una molteplicità di motivi la nostra realtà è da tempo in sofferenza, anche se – vorrei sottolinearlo – vi sono molte risorse e opportunità che se sfruttate e soprattutto coordinate al meglio potrebbero offrire significative occasioni di sviluppo economico e sociale. Permettetemi di citare una mia nota pubblicata nel gennaio del 2019 all’indomani dello scioglimento del consiglio comunale, in cui parlavo di «un malessere radicato, che si esprime nella frammentazione dei gruppi sociali e nell’incapacità di “fare rete”, elaborando progetti di ampio respiro attorno ai quali aggregare un consenso significativo. In questo contesto la rappresentanza politica tende a suddividersi in tanti gruppi legati a singole persone o espressione di interessi settoriali, che anche quando riescono ad allearsi nel momento elettorale poi si dividono nuovamente nel corso del mandato. Urge una presa di coscienza da parte dell’intera cittadinanza della necessità di una partecipazione e di un dibattito aperto sul futuro della città».
Ritengo tuttora valido quanto espresso in quella nota e credo oggi ancora più urgente recuperare non solo la devozione a Maria ma anche, oserei dire, uno stile «mariano» nella vita sociale: mi riferisco allo stile umile e generoso che la Vergine Maria ci insegna e che è riflesso dell’agire di Dio, cantato nel Magnificat.
In particolare questo stile dovrebbe caratterizzare l’azione di chi ha responsabilità sociali e politiche sia come amministratore, sia come rappresentante eletto dei cittadini nei diversi organismi consiliari. La dialettica che è indispensabile alla democrazia, non dovrebbe mai trasformarsi in conflittualità fine a se stessa o essere usata in modo strumentale sfruttando le difficoltà oggettive per scopi di parte. Una situazione eccezionale, come quella che stiamo vivendo, chiede da parte di tutti un supplemento di responsabilità per rispondere ai bisogni reali delle persone e delle famiglie e per porre le basi di una ripartenza, che non potrà essere semplicemente la ripresa del passato ma dovrà proporsi nuovi obiettivi e nuovi criteri. Abbiamo bisogno, oggi più di prima, di pensare assieme il futuro di questa città e di questo territorio, mettendo insieme competenze ed esperienze diverse e aprendo spazi di confronto e di partecipazione.
Mentre ringraziamo la Vergine del Soccorso per aver risparmiato con la Sua intercessione la nostra città dalle forme più gravi dell’epidemia e chiediamo di assisterci ancora nella delicata fase che ci sta davanti, impariamo da Lei la via per una convivenza sociale solidale e aperta alla speranza di un futuro da costruire insieme. Ricordiamoci che siamo tutti sulla stessa barca e dipende da noi se ci salveremo assieme o se finiremo per affondare tutti.