L’assenza di indicazioni precise da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte circa la ripresa delle celebrazioni religiose con la partecipazione di fedeli ha provocato una forte reazione da parte della Conferenza Episcopale Italiana, che si è fatta interprete della delusione di tanti fedeli, che ormai da più di due mesi non possono partecipare all’eucaristia e ricevere i sacramenti.
Il Vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, più volte ha dato voce al desiderio di fedeli e sacerdoti, di poter riprendere quanto prima le celebrazioni con la partecipazione del popolo: anche domenica sera il Vescovo nell’omelia della Messa ha parlato dei motivi teologici per cui l’Eucaristia e la comunità sono indispensabili per poter vivere la fede nel Cristo Risorto. Celebrare per i cristiani è di fondamentale importanza e manifesta il volto della Chiesa. D’altro canto la comune solidarietà con la gente e il bene comune della vita ci chiedono di amare il nostro Paese e di vivere questo tempo di prova e di «distanziamento sociale» come un prolungato Sabato Santo, vigilia di quella risurrezione che già annunciamo in questo tempo pasquale.
Le restrizioni richieste dall’emergenza sanitaria costituiscono una limitazione del tutto eccezionale dei diritti dei cittadini, che si giustificano solo per la tutela della salute delle persone di fronte al rischio del contagio. La Chiesa di Adria-Rovigo, come tutte le altre Diocesi italiane, ha dato la sua leale e generosa collaborazione accogliendo le direttive proposte dall’autorità civile, anche quando per taluni aspetti si presentavano poco attente alle esigenze della vita religiosa e del culto dei cristiani (come pure delle altre comunità religiose).
E’ motivo di profonda amarezza e di grande preoccupazione constatare che non è stato possibile per la Chiesa italiana arrivare a concordare con il Governo un percorso che porti in tempi ragionevoli ad una ripresa delle celebrazioni religiose con il popolo attuando una serie di precauzioni che mettano al riparo dalla diffusione del contagio da covid-19.
Siamo consapevoli che non sarà facile arrivare a celebrare in sicurezza e che ciò comporterà un notevole impegno sia in termini organizzativi che economici: per questo è necessario quanto prima poter disporre di un protocollo che permetta di cominciare a prepararci per l’auspicata “fase 2” della liturgia in tempo di covid-19. Fino al termine dell’emergenza sanitaria, che richiederà verosimilmente tempi lunghi, le nostre celebrazioni saranno comunque limitate sia nelle modalità che nella partecipazione di alcune categorie di fedeli (in particolare anziani e ammalati).
Nella convinzione che la lotta per sconfiggere l’epidemia ha bisogno dell’unità e della concordia di tutte le componenti del nostro Paese, si auspica che in tempi brevi possa riprendere un dialogo leale e costruttivo tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Governo, per definire tempi e modi per una ripresa piena dell’attività di culto della Chiesa cattolica.