VENERDÌ SANTO – AZIONE LITURGICA

«Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno»
10-04-2020

Tutte le volte che sperimentiamo il dolore e la sofferenza, siano essi dovuti a cause fisiche (la malattia, gli eventi naturali, gli incidenti, ecc.), sia a cause morali (la violenza, l’inganno, la menzogna, ecc.) torna a riproporsi la domanda sull’origine del male e di conseguenza anche la domanda su Dio.

Lo scandalo del male tocca ogni uomo, credente e non: l’esistenza del male infatti sfida la ragione a trovare un senso. Per i credenti però c’è anche un’altra sfida, che coinvolge l’essere stesso di Dio. Se Dio esiste, come può permettere che siamo vittime del male? A questa domanda possiamo dare varie risposte, tutte insoddisfacenti: «Dio vuole evitare il male, ma non lo può?», allora è impotente. «Può, ma non vuole?», allora è malevolo. «Se può e vuole, allora perché esiste il male?».

Sono domande che diventano particolarmente vive e attuali in un tempo come quello che stiamo vivendo, dove siamo chiamati a fare i conti con la malattia e la morte di tante persone e tutti ci sentiamo minacciati da un male invisibile, che ci limita nelle relazioni e mette in pericolo tutta la struttura della nostra vita sociale ed economica.

Senza togliere l’importanza di avere risposte da un punto vista razionale, come credenti possiamo cercare la risposta della fede: non una teoria filosofica, ma l’esperienza di un uomo, Gesù di Nazareth, in cui Dio stesso ha abbracciato l’abisso del male: il male fisico delle sofferenze causate dalla morte in croce, il male morale del tradimento, della derisione e dell’inganno. Allo scandalo della ragione umana, al grido dell’umanità, il Dio di Gesù Cristo non risponde con un’argomentazione teorica, ma ci mostra la croce del suo Figlio. Nel grido del Crocifisso trova espressione il grido di tutti i crocifissi della storia, anche di coloro che sono morti in queste settimane a causa del coronavirus, dei medici e infermieri contagiati mentre curavano i loro pazienti, di quanti non hanno potuto dare neppure un ultimo saluto ai loro cari morenti.

Per la ragione umana è incomprensibile anche solo il pensiero di un Dio che soffre: nella passione e nella morte di Gesù Cristo invece ci viene rivelato un Dio che si immerge fino in fondo nel mistero del male per salvare l’umanità.

La liturgia che stiamo celebrando, in particolare l’ascolto del racconto della passione secondo l’evangelista Giovanni, e l’adorazione della croce vuole aiutarci a entrare anche noi in questo mistero di amore che è stata la morte in croce di Gesù. Le letture che abbiamo ascoltato ci hanno presentato la passione e la morte di Gesù come un mistero di obbedienza.

Già nella figura del Servo, annunciato da Isaia (1° lettura) appare questo atteggiamento di sottomissione a coloro che lo conducono a morte restando attaccato alla fedeltà al suo Signore: sigillo di questa forza e di questa obbedienza è il silenzio del servo di Jahvé.

Ritroviamo il richiamo all’obbedienza nel brano della lettera agli Ebrei: «[Gesù] pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono». Da sottolineare come l’obbedienza di Gesù viene sostenuta dalla preghiera, una preghiera intensa e drammatica: «nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte, e per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito».

Giovanni legge la passione e la morte di Gesù come il compimento delle Scritture: Gesù accetta consapevolmente di adempiere la missione che il Padre gli ha affidato: l’obbedienza di Gesù traspare dalla sua lucida consapevolezza degli eventi, dalla sua parola autorevole, dal suo tacere.

L’obbedienza di Gesù è l’espressione del suo amore per il Padre e per l’umanità: questo amore obbediente è la risposta di Dio al mistero del male. Questa è la via che oggi, dall’alto della croce, Gesù indica anche a noi. L’amore obbediente allora accoglie il dolore, gli dà un senso, lo trasforma in offerta. Vivendo questo amore, uniti a Gesù Crocifisso, scopriremo il vero volto di Dio.

«Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno». Accogliamo questo invito della lettera agli Ebrei. Avviciniamoci al luogo della misericordia, alla croce di Cristo: rimaniamo sotto la croce, anche se non fisicamente almeno spiritualmente, per comprendere l’infinita compassione di Dio e invocarla su di noi e su ogni creatura. Ai piedi di questo trono è deposto tutto il dolore dell’umanità: un dolore che Dio ha preso su di sé. Accostiamoci pieni di speranza: la croce di Gesù è il luogo dove il nostro dolore e la nostra morte assumono una nuova luce. Sotto la croce di Gesù anche il nostro dolore e la nostra morte diventano fonte di vita.