GIOVEDÌ SANTO – MESSA «NELLA CENA DEL SIGNORE»

«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15)
09-04-2020

«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Questa espressione di Gesù, riferita dal Vangelo di Luca, non è rivolta solo al passato, ma va letta riferita anche al presente: Gesù desidera fare Pasqua con noi, anche quest’anno, anche in mezzo a una situazione inedita e dolorosa. Il primo sentimento che dovremmo coltivare in noi questa sera è di sentirci invitati da Gesù a fare Pasqua con lui. Anche noi dovremmo dire come riporta il libro dell’Esodo con riferimento ai figli di Israele, «E’ la Pasqua del Signore!».

Per Gesù, come per ogni ebreo, fare Pasqua voleva dire rivivere l’intervento di Dio che aveva salvato Israele dall’oppressione e dalla schiavitù e aveva aperto la via della libertà. Il rito dei pastori che segnava l’inizio della primavera e la rinascita della natura (di cui troviamo tracce nelle erbe amare, nel pane azzimo, nell’agnello immolato) aveva lasciato il posto alla celebrazione della nascita di un popolo nuovo, passato dalla schiavitù alla libertà. La Pasqua nell’esperienza del popolo ebreo era allora il segno vivo della presenza di Dio nella storia, della sua azione di salvezza, in termini più semplici del suo amore. Di tutto questo è testimone il nome di questa festa, «pasqua», «pesah» in ebraico, che significa «passaggio» richiamando il «passare oltre» dell’angelo della morte che così salva le famiglie degli ebrei dalla morte dei primogeniti, che invece colpisce gli egiziani.

Fare Pasqua anche oggi per noi significa rivivere il passaggio di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo. Non ripetiamo solamente un rito, non ricordiamo fatti del passato, celebriamo una realtà di oggi, perché noi crediamo che lo stesso Dio passa oggi in mezzo a noi, per aprirci una via di salvezza e di liberazione in questa prova tremenda della pandemia, che l’umanità intera sta affrontando.

La nostra Pasqua è illuminata non solo dalla prima Pasqua, quella di Israele, ma anche e soprattutto dalla Pasqua di Gesù, il suo passaggio da questo mondo al Padre. Gesù ci invita questa sera ad entrare nella sua Pasqua, offrendo anche noi come lui la nostra vita al Padre amando i nostri fratelli «fino alla fine». La Pasqua di Gesù ci indica una strada per passare anche noi «oltre» la sofferenza e il male presenti nel mondo per ricevere la salvezza di Dio. Gesù nella sua Pasqua ci mostra dove Dio passa nella storia degli uomini: non nella potenza dei sovrani e degli imperatori, ma nell’umiltà e nell’abbassamento di chi si fa servo per amore. L’immagine di Gesù che lava i piedi ai discepoli ci insegna dove possiamo trovare il Dio che salva. E’ interessante osservare che Gesù compie questo gesto non «benché» sia il Signore, ma proprio «perché» è il Signore. E’ questo gesto che rivela la sua natura divina, il suo essere Figlio di Dio.

Dove possiamo vedere oggi questo passaggio di Dio? Dove si compie la nostra Pasqua? Spogliati dei riti dobbiamo cercare nella vita, là dove tanti uomini e donne stanno seguendo l’esempio di Gesù dando letteralmente la vita per salvare i fratelli, alcuni motivati dalla fede in Lui, ma molti anche mossi da un senso umano di pietà e compassione. Sono loro a dirci che Dio continua a passare per salvare il mondo e l’umanità.

Celebrare questa sera la cena del Signore e ripetere le parole e i gesti dell’eucaristia generi in noi la decisione di percorrere con Gesù la via dell’amore, che è dono di sé, sacrificio, offerta sé stessi. Sull’altare dell’eucaristia mettiamo questa sera, con le sofferenze e i dolori dell’umanità, anche tutto l’amore, la generosità, il servizio di cui in questi giorni tanti uomini e donne di buona volontà stanno dando prova. Uniti al sacrificio di Cristo diventeranno per noi il memoriale della nostra salvezza: il Signore non ci ha abbandonato, è fedele alla sua Alleanza e apre anche a noi un cammino di libertà e di vita.