Nel tempo di Quaresima la liturgia domenicale ci propone un cammino per riscoprire la fede in Gesù. Anche in questa domenica il racconto della guarigione del cieco nato, come domenica scorsa quello della samaritana, ci mostra come arrivare a credere in Gesù, Figlio di Dio.
Nel tempo che stiamo vivendo è quanto mai importante per noi rinnovare la nostra fede: solo una fede forte ci aiuterà ad affrontare la prova che abbiamo davanti come singoli e come comunità. In particolare la fede è la luce che ci permette di vedere anche là dove umanamente non c’è altro che buio.
La guarigione del cieco nato più che un miracolo è un segno. È Gesù che prende l’iniziativa: lo fa due volte, la prima per dargli la vista degli occhi, la seconda per donargli la luce della fede.
Quando il cieco recupera la vista degli occhi noi potremmo pensare che il racconto ha raggiunto il suo vertice, ma non è così. Da quel momento infatti inizia un’altra storia: la storia di che cosa significa nella vita di un uomo avere incontrato Gesù e aver trovato in Lui la luce. Il testo di Giovanni si muove su due piani: da un lato le riflessioni del cieco nato dall’altro gli interrogativi e gli atteggiamenti degli «altri»: i genitori del cieco, la gente, i giudei.
E’ interessante notare che il cieco scopre un po’ alla volta chi è Gesù: egli lo definisce dapprima «un profeta», poi «uno che viene da Dio», poi ancora «il Figlio dell’uomo» e infine «il Signore». Attorno al cieco nato stanno gli «altri»: la gente che non lo riconosce più ed è dibattuta sulla sua identità («E’ lui o è uno che gli assomiglia?»); i genitori che per paura non gli danno nessun aiuto; i giudei che ritengono di vedere e di sapere e per questo lo cacciano fuori.
Di fronte alla luce portata da Gesù si opera una divisione. C’è chi sa già, chi non si lascia illuminare dalla luce che è Gesù: sono questi i veri ciechi, quelli che credono di vedere ma in realtà non vedono nulla. C’è invece chi riconosce la propria cecità e si lascia guarire da Cristo e pertanto arriva a vedere.
Cerchiamo di approfondire quello che può dire a noi oggi questo testo, tenendo presente che dobbiamo scegliere da che parte stare: possiamo infatti ripercorrere l’itinerario del cieco oppure rimanere con «gli altri», quello che credono di vedere ma alla fine si rivelano come i veri ciechi. Innanzitutto ci chiediamo come e dove Gesù viene a cercarci. Gesù è andato a cercare il cieco nato, lo ha incontrato proprio là dove sperimentava la mancanza, il limite, ovvero nella sua cecità. Questo ci suggerisce il pensiero che il Signore viene a cercarci proprio in questa situazione che stiamo vivendo, dove sperimentiamo il nostro limite e la nostra fragilità. Gesù ci cerca innanzitutto dandoci dei segni: per il cieco nato è stata la guarigione degli occhi: per noi quali sono i segni che il Signore ci dà? Questa condizione di vita nuova, strana, mai immaginata prima è ricca di segni. Il fatto stesso di essere costretti a fermarci ci fa più attenti a tanti aspetti della vita che di solito trascuriamo. E’ lì che il Signore ci viene a cercare, come pure nelle situazioni estreme che molti di noi si trovano ad affrontare. Ha colpito molti la testimonianza di un medico ateo che ha ritrovato la fede vedendo un suo paziente, un prete, pregare e leggere la Bibbia. Se ci pensiamo bene, la cosa non è così strana, perché proprio là dove viviamo delle esperienze limite ci sono dei segni che ci interpellano.
Aver recuperato la vista per il cieco nato però è solo l’inizio di un cammino, un cammino che arriva alla fede quando Gesù lo cerca di nuovo e lo provoca: «Tu credi nel Figlio dell’uomo? Alla sua risposta «E chi è Signore perché io creda in lui?» si rivela: «Lo hai visto è colui che ti parla». In questa affermazione di Gesù ci sono due verbi, importanti per cogliere come Gesù si rivela a noi: vedere e parlare. Il verbo vedere indica la conoscenza profonda data dalla fede attraverso l’incontro con Gesù. Il verbo parlare ci spiega che questa conoscenza è legata alla parola. La parola di Gesù, a cui il cieco ha aderito opera il vero miracolo: il dialogo con Gesù infatti permette al cieco nato di scoprire chi è Gesù. Egli comprende che Gesù è il Signore e crede in lui: «Credo Signore! E si prostrò dinanzi a lui». A questo punto dobbiamo anche noi chiederci come stiamo camminando verso la luce: ci lasciamo interpellare dal Signore? siamo disponibili ad un dialogo con lui nella preghiera? lasciamo che la sua parola risuoni in noi?
Anche nel buio di questi giorni terribili, Gesù viene a cercarci per donarci la luce della fede. Come il cieco nato lasciamoci trovare dalla sua parola: chi ascolta la sua parola vedrà il suo volto, che illumina e salva la nostra vita.