Domenica delle Palme nella Passione del Signore

14-04-2019

Il centro della liturgia di questa domenica che apre la grande settimana, la «settimana santa», è il racconto della Passione del Signore, che quest’anno ci è stata proposta nella versione che ne dà l’evangelista Luca. Le altre due letture ci introducono a comprendere il significato della Passione del Signore. Nella prima lettura abbiamo ascoltato il terzo dei quattro carmi del servo di Jahvé, figura messianica che adotta non la via del trionfo ma quella della sofferenza, un salvatore che non si presenta con i tratti regali ma con quelli di un uomo umiliato. Nella seconda lettura abbiamo ascoltato il cantico dei Filippesi in cui Paolo descrive lo «svuotamento» del Cristo che dall’altezza della divinità si abbassa fino al livello più infimo dell’umanità, giungendo a morire sulla croce come il più disgraziato dei delinquenti. Luca racconta la passione di Gesù come stesse disegnando una strada che il discepolo deve percorrere seguendo i passi di Gesù. I discepoli non fanno una bella figura nel racconto della passione: dimostrano di non aver compreso la parola di Gesù, lo tradiscono (cf non solo Giuda ma anche Pietro), lo abbandonano: è stato notato che man mano ci si avvicina al momento della croce i discepoli scompaiono. E’ un ammonimento anche per noi: siamo capaci di stare con Gesù anche nell’ora della nostra passione? Ma sulla via della croce Gesù non rimane solo: lo accompagna Simone di Cirene, a cui viene imposto di aiutarlo a portare la croce e poi le donne, che rimangono con Gesù anche quando i discepoli si nascondono, Simone e le donne non sono solo spettatori di quanto accade, sono anche modelli di coloro che seguiranno Gesù. Simone di Cirene mette in pratica l’insegnamento di Gesù «chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce e venga dietro a me». Le donne si battono il petto: è un gesto che alla fine del racconto viene attribuito anche alle folle. E’ un gesto significativo che dice pentimento e conversione. A chi lo segue Gesù insegna innanzitutto l’abbandono filiale al Padre. Le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Luca sono «Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito». Anche sulla croce egli annuncia il perdono per i peccatori. La fede del buon ladrone, che sa riconoscere il significato salvifico della morte di Gesù, diventa il modello di ogni discepolo: anche noi come lui siamo chiamati a riconoscere che Dio ci salva condividendo in Gesù la sorte dei peccatori. Se sapremo seguire Gesù fino alla morte in croce, allora come il buon ladrone potremo sentirci dire «Oggi sarai con me in paradiso». Gesù muore per noi perché noi possiamo essere definitivamente con lui: questo è l’oggi della salvezza.