23^ GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

INCONTRO DI PREGHIERA CON RELIGIOSI/E DELLA DIOCESI
03-02-2019

In questa giornata in cui siamo chiamati a ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata, vorrei richiamare una dimensione della vostra vocazione, cari religiosi e religiose, che ritengo particolarmente importante in questo momento storico per la nostra chiesa diocesana. Come ho cercato di spiegare nella «proposta pastorale» di quest’anno, ripensare il volto delle comunità cristiane comporta che ci scopriamo radunati dalla Parola di Dio a vivere in fraternità. Ritengo infatti che la «conversione missionaria» propostaci da papa Francesco, abbia la sua chiave di volta proprio nella fraternità.

La vita fraterna è uno dei tratti caratteristici della vita consacrata attraverso la professione dei consigli evangelici (can. 602 del CDC), in particolare i membri degli istituti religiosi sono tenuti alla «vita fraterna in comunità» (can. 607 § del CDC). Potremmo dire che i consacrati diventano fratelli e sorelle dentro una concreta comunità: costruire una comunità fraterna è il modo concreto per vivere e testimoniare la comunione con Dio che scaturisce dalla professione dei consigli evangelici. La radice ultima di questa opera, che è allo stesso tempo umana e divina, sta nella dimensione verticale teologale-mistica: se ci si limita alla dimensione orizzontale, psicologica, affettiva, funzionale, si perdono le ragioni profonde della fraternità. Proprio per questo la base della vita comunitaria sta nella preghiera in comune.

La vita fraterna senza mistica non ha anima, ma allo stesso tempo senza ascetica non avrebbe «corpo» cioè concretezza, incisività. Per vivere da fratelli allora è necessario un cammino di liberazione interiore. Leggiamo in una istruzione della Congregazione per gli IVC e SVA La vita fraterna in comunità: «Ma tutto ciò [la vita fraterna] non è secondo la natura dell’uomo vecchio”, il quale desidera sì la comunione e l’unità, ma non intende e non si sente di pagarne il prezzo, in termini di impegno e di dedizione personale. Il cammino che va dall’uomo vecchio, che tende a chiudersi in sé, all’uomo nuovo, che si dona agli altri, è lungo e faticoso. I santi fondatori hanno insistito realisticamente sulle difficoltà e sulle insidie di questo passaggio, consci com’erano che la comunità non la si improvvisa. Essa non è cosa spontanea né realizzazione che richieda breve tempo. Per vivere da fratelli e da sorelle è necessario un vero cammino di liberazione interiore. Come Israele, liberato dall’Egitto, è diventato Popolo di Dio dopo aver camminato a lungo nel deserto sotto la guida di Mosè, così la comunità inserita nella Chiesa popolo di Dio, viene costruita da persone che Cristo ha liberato e ha rese capaci di amare alla maniera sua, attraverso il dono del suo Amore liberante e l’accettazione cordiale delle sue guide» (n. 21).

In un mondo diviso, che esalta l’individuo e in cui domina un clima di rancore e di incattivimento che mette tutti contro tutti, la fraternità ha anche una dimensione profetica anche nei confronti della società civile e della dimensione politica. In questa prospettiva mi sembra opportuno citare il messaggio diffuso per questa giornata dall’USMI.

E’ in questo nostro tempo abbruttito da forme palesi di negazione dei diritti umani, rifiuto del diverso, odio, razzismo e volgarità, che Dio ci chiama ad ‘alzarci in piedi’ per dare oggi ‘voce’ e concretezza al dono della nostra vita, affinché la luce della Speranza e della Profezia continuino a risplendere nella storia dell’Umanità.

Il nostro impegno quotidiano a favore degli emarginati ed impoveriti, di chi vive sulla propria carne ingiustizie e soprusi, in particolare l’impegno a sostenere e accompagnare cammini di liberazione di persone che hanno vissuto l’infame violenza della tratta e ogni forma di sfruttamento e di riduzione in schiavitù, ci permette di toccare con mano gli effetti devastanti di scelte politiche disumanizzanti.

Constatiamo come tali azioni politiche, in particolare il “decreto sicurezza”, non solo aggravano le situazioni di vulnerabilità di diversi gruppi etnici che vivono sui nostri territori, ma mettono in atto il disprezzo dell’altro con la violazione sistematica delle principali regole della tutela umanitaria. Così pure il dilagare di atteggiamenti violenti che si stanno diffondendo sempre più, segna con la rabbia e l’intolleranza le nostre relazioni umane, sociali e politiche.

Tutto questo manifesta la negazione del Vangelo, e di questo noi siamo testimoni! Pertanto, nella giornata dedicata alla vita consacrata, ribadiamo la scelta e l’impegno ad abbracciare il futuro con speranza per vivere con audacia e libertà l’obbedienza al Vangelo di Gesù Cristo.