FESTA DI SAN FRANCESCO

Rovigo, Chiesa dei Santi Francesco e Giustina
04-10-2018

Vorrei salutare all’inizio di questa omelia, i ragazzi e i giovani presenti nei primi banchi, appartenenti al gruppo scout di Rovigo. La vostra presenza, cari ragazzi e giovani, mi sembra particolarmente significativa in questa celebrazione dedicata a San Francesco d’Assisi, compatrono della nostra città. E’ un’occasione preziosa che ci viene offerta per riflettere su quale progetto di città stiamo perseguendo e di conseguenza quale futuro stiamo costruendo per le nuove generazioni.
L’orazione di colletta ci invita a vedere in San Francesco «un’immagine viva del Cristo» e ci invita a seguirlo «sulla via del Vangelo». Celebrare la festa di San Francesco allora significa lasciarci guidare dalla vita e dall’esempio del Santo di Assisi a diventare discepoli che portano impressa l’immagine di Gesù nelle loro persone e camminano sulla via del Vangelo.
In sintonia con la «proposta pastorale» per l’anno 2018-2019 vorrei mettere in luce come San Francesco ci insegni a praticare la fraternità. Sono convinto che il centro della vita cristiana sia proprio vivere da fratelli e che proprio dalla fraternità vissuta possano rinascere le nostre comunità cristiane. Nel testo citato ho fatto la seguente considerazione: «Ripensare il volto della comunità cristiana esige allora che le nostre parrocchie da “costellazioni di singoli” diventino “spazi di fraternità”, cioè luoghi dove l’esercizio della vita fraterna diventa reale e concreto. E’ questo il primo compito del lavoro pastorale, come ci invita a fare Papa Francesco: “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa” (EG 99)».
La proposta cristiana di San Francesco mette al centro proprio l’esperienza della fraternità: egli stesso si definisce «frate» (fratello) e chiama «frati» i suoi compagni. Nel testamento egli afferma di aver ricevuto da Dio il dono di avere dei fratelli. L’esperienza della fraternità diventa per lui la sorgente di una nuova visione dell’uomo, che il movimento francescano continua a portare nel mondo.
La fraternità per San Francesco nasce quando ci si pone alla sequela di Gesù per fare la volontà del Padre. E’ frutto del nostro rapporto con il Padre: si diventa fratelli perché ci si riconosce figli del Padre attraverso Gesù, il Figlio, nostro fratello nella carne.
San Francesco in particolare ci insegna a vivere la fraternità verso chi è diverso da noi. Anche dove non appare alcuna reciprocità, l’unica strada additata da Francesco è quella dell’accoglienza incondizionata dell’altro, nemico o brigante che sia. Per i frati che si trovano «fra gli infedeli», uno solo è l’atteggiamento richiesto: «non facciano liti o dispute…ma siano sottomessi ad ogni creatura per amore di Dio e confessino di essere cristiani». Non si tratta di abdicare alla propria identità e alla propria fede ma di evitare polemiche, di optare non per la riduzione al silenzio dell’interlocutore, ma per una testimonianza silenziosa e rispettosa di sottomissione: con ciò si intende la volontà di inserirsi nel tessuto sociale e nelle strutture ivi esistenti come fratelli, come servitori, come minores, cioè come fratelli minori, non come maestri, aspettando il momento in cui una relazionalità correttamente instaurata possa permettere di esprimere la propria identità e quindi le proprie convinzioni senza impaurire l’altro, senza dominarlo, senza respingerlo. La cultura della fraternità (unità nella diversità, diversità riconciliata) non teme l’altro in quanto diverso: chi si converte al dialogo deve giungere alla capacità spirituale di saper ospitare dentro di sé l’altro e di saper farsi ospitare dall’altro. L’accoglienza, prima di esprimersi e di concretizzarsi in strutture e gesti nasce dentro la persona. Francesco si apre all’altro, lo rispetta, lo promuove esistenzialmente, per questo motivo può indicare il cammino verso una cultura dalle porte aperte, ecumenica e dialogica, che supera i sospetti e la diffidenza.
Quanto abbiamo bisogno di questa cultura anche nella nostra società, dove siamo tutti tentati di lasciar prevalere la paura, il risentimento e la chiusura verso l’altro, il diverso, finendo così per precluderci la via di un futuro migliore per noi e per le generazioni che verranno. E’ la responsabilità verso i nostri ragazzi e i nostri giovani che ci deve spingere a reagire alla paura, al risentimento e alla chiusura: non solo per noi, ma soprattutto per loro dobbiamo avere il coraggio di guardare «oltre», diventando anche noi un po’ «profeti».
In questo ci è di aiuto e di stimolo il messaggio di San Francesco, che conserva anche nel nostro tempo tutta la sua portata profetica: fare della fraternità il modello di ogni comunità umana.
San Francesco, «fratello di tutti gli uomini», ci ottenga di vivere con gioia e responsabilità la fraternità, per poterla proporre a tutti come modello di un’autentica comunità umana.