Come Pastore della Diocesi di Adria-Rovigo desidero attraverso questo messaggio innanzitutto condividere il dolore dei genitori e dei familiari di Tommaso e di tutta la Comunità di Lendinara. Ho avuto modo di seguire la vicenda di Tommaso tramite don Alberto e don Michele che mi hanno reso partecipe delle sofferenze, delle preoccupazioni, delle speranze di questi lunghi mesi. Il mese scorso poi ho avuto modo di visitare Tommaso e di conoscere di persona lui e la sua famiglia. La sua morte ci lascia sgomenti e ci pone tanti interrogativi sul senso della vita: il modo in cui Tommaso e i suoi cari hanno affrontato il percorso doloroso della malattia ci mostra però una via per dare un senso alla sua morte. Tommaso amava la vita ed era un ragazzo positivo e solare, che si faceva benvolere da tutti. Era un ragazzo che aveva il dono della fede, ricevuta dalla famiglia e vissuta in parrocchia. Pur essendo molto giovane, credeva nel Signore e ha desiderato ricevere il dono del suo amore tramite i sacramenti, in modo particolare la cresima, che gli è stata conferita in un momento di pausa della malattia. Per questo la sua morte diventa per noi un segno e un invito ad avere fede nel Signore Gesù, morto e risorto. Solo la fede ci permette infatti di entrare in una vita più forte della morte. Come ha scritto un altro giovane morto recentemente, solo di qualche anno più grande del nostro Tommaso, Sammy Basso: «Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto».
+ Pierantonio, Lendinara, 19/10/2024