In questo versetto del Vangelo di Giovanni è contenuta la verità profonda del Natale: è questo il centro su cui dobbiamo puntare la nostra attenzione per non fare del Natale semplicemente una «bella favola», in cui rifugiarci per trovare sollievo dalle ansie e preoccupazioni che ci assillano. Celebrare il Natale, infatti, vuol dire sentirci amati in modo incondizionato da Colui che è nostro Creatore e Padre, origine e fonte della nostra esistenza, meta a cui siamo diretti. Questo amore si è manifestato nella nascita di Gesù, Figlio unigenito del Padre. In lui Dio si fa uomo come noi, spogliandosi delle sue prerogative divine e rivestendosi della nostra umanità.
Percepire il significato profondo della nascita di Gesù cambia radicalmente il nostro modo di vivere: per questo non dobbiamo sprecare l’occasione che anche quest’anno ci è data di avvicinarci all’evento che ha cambiato la storia del mondo, un evento che tanto può dirci anche in relazione alle prove che l’umanità sta affrontando. Il Dio che si fa uomo nasce a Betlemme dentro la violenza di un mondo poverissimo, non trova neppure un luogo adeguato per venire al mondo. Come ha scritto Maria Pia Veladiano «Il Natale non è una magia che fa sparire il male. È un evento potentissimo che tiene insieme i capi della storia: Dio è con noi, il male esiste e solo la conversione dei nostri cuori è una speranza per il mondo».
Non dobbiamo pertanto sentire il Natale come una festa che stride con la terribile realtà che abbiamo davanti agli occhi in queste ultime settimane, realtà di guerra, di atrocità e di violenza senza fine. Il Natale inteso nel suo senso più vero e profondo ci porta invece a tenere insieme questa realtà tremenda con la speranza di una vita e di un mondo diversi. Celebrare la nascita di Gesù non ci porta fuori da questo mondo immerso nel buio di un male che sembra invincibile, ma ci fa trovare dentro la notte oscura del tempo presente quella luce che ci illumina e ci riscalda perché anche noi possiamo diventare luce per gli altri uomini.
Il Natale ci ricorda che Dio fa sempre cose nuove per l’umanità e anche in questo tempo difficile può fare germogliare la pace e la giustizia se uomini e donne di buona volontà sapranno dare ascolto alla Parola di vita e di salvezza che Gesù Cristo, il Salvatore, ci ha affidato.
La nostra Chiesa diocesana trovi nella celebrazione del Natale la forza per non lasciarsi paralizzare dalla nostalgia di un passato che non può tornare e per rigenerarsi nella prospettiva dell’evangelizzazione: ricordiamoci che se è finita un’epoca della storia della Chiesa, allo stesso modo siamo chiamati a far nascere una forma nuova di comunità e di vita cristiana perché il Vangelo possa raggiungere ancora gli uomini e le donne che vivono nella nostra terra.
Anche la nostra società polesana può ricevere dal Natale una iniezione di speranza: siamo infatti davanti ad una sfida cruciale per il futuro, quella di invertire la china di una crisi demografica senza precedenti che rischia di condannarci ad un inesorabile declino. La nascita nella carne del Figlio di Dio ci aiuti a credere che è possibile generare realtà nuove e belle se impariamo a far rete e a lavorare insieme per obiettivi condivisi.
Fermiamoci in questi giorni davanti al presepio: come San Francesco, che ottocento anni fa a Greccio iniziò questa tradizione tanto cara al nostro popolo, e cerchiamo di gustare l’umiltà e la semplicità che hanno circondato la nascita sulla terra del Figlio di Dio, per ripartire anche noi con il cuore colmo di pace e di fiducia.
Natale 2023. Il messaggio del Vescovo Pierantonio
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto» (Gv. 3,16).
+Pierantonio Pavanello – Vescovo di Adria-Rovigo