Negli ultimi anni la Commissione della Pastorale Sociale della Diocesi di Adria-Rovigo ha compiuto alcune importanti riflessioni sia sulla necessità di formare ed individuare nuove leadership adeguate alle sfide dei tempi, sia orientate alla cura delle fragilità tipiche del nostro territorio.
Questo cammino è stato suggerito dalla consapevolezza che in Polesine vi sono delle grandi potenzialità, sia di figure autorevoli, che di proposte, ma che non si manifestano mai compiutamente per una atavica propensione alla chiusura e al particolarismo.
L’emergenza legata al Coronavirus ha reso ancora più evidenti gli aspetti di una richiesta sociale percorsa da queste dinamiche egoistiche e conflittuali, le quali penetrano in un tessuto socio-economico di debolezza, rendendo ancora più difficili i problemi da affrontare.
L’emergenza stessa, alla quale stiamo pagando un prezzo così alto di vite umane e di drammi economici, ci ha costretti a fermarci un poco e ad interrogarci sulla direzione del percorso da intraprendere.
Abbiamo appreso una certa insostenibilità della nostra vita quotidiana così come l’avevamo strutturata e abbiamo disegnato con un nuovo sguardo le prospettive per il futuro. L’occasione che stiamo vivendo deve servire a superare i limiti del mondo che conosciamo, del modello di sviluppo che è alla sua base e dei nostri stili di vita.
A questo proposito, una riflessione sulla nostra Città ed il Polesine ci invita ad indicare un programma ambizioso fondato sull’innovazione, sulla sostenibilità e sulla valorizzazione delle eccellenze, in maniera tale che un problema drammatico possa trasformarsi in una storica opportunità.
Pertanto, non vogliamo più tornare a quella normalità da dove siamo partiti, che respingeva gli accordi sul clima, la semplificazione della burocrazia, gli investimenti nella sanità pubblica, la volontà di non consumare il suolo, di limitare il traffico, di tutelare la biodiversità, di investire nella ricerca, nella scuola e nella cultura, nella manutenzione del Paese, di investire nella buona agricoltura, di dare dignità al lavoro, di favorire l’economia circolare, di perseguire la corruzione e le furbizie, di evitare l’ incompetenza, l’ inadeguatezza ed il qualunquismo.
In sintesi, dobbiamo “cambiare rotta” alle nostre coscienze, ai nostri impegni e alle nostre prospettive, percorrendo nuove strade, più giuste per gli uomini ed il pianeta.
Anche per la nostra terra è necessario individuare nuovi percorsi e nuove opportunità. Questo sarà possibile con efficacia se tutti insieme daremo una mano e faremo rete, nella consapevolezza che ognuno è portatore di un frammento indispensabile nella costruzione del mosaico della propria comunità.
Sarà necessario anche accompagnare le nuove progettualità in campo, laddove esse affermino valori e prospettive di crescita, evitando di utilizzare metodi e strumenti deteriori che ne pregiudichino la realizzazione per illusori vantaggi di parte.
Le responsabilità sono equamente distribuite fra chi governa e chi si oppone al governo perché una giusta e necessaria dinamica democratica richiede che prima di tutto essa sia fondata sulle grandi virtù umane di chi aspira ad essere un costruttore: il rispetto e non l’insolenza, la generosità e non l’avidità, il coraggio e non la viltà e la spavalderia, l’amore per la verità e non la falsità, l’amore per il prossimo e l’abnegazione, il desiderio di essere e di sapere e non il desiderio di successo.
La secolare mentalità provinciale particolaristica può essere modificata nel riconoscere il valore delle connessioni, delle collaborazioni, dei collegamenti e dei reciproci riconoscimenti.
Ed appunto su questo terreno verifichiamo l’assenza di luoghi e di istituzioni di coordinamento, quasi a ratificare una rassegnazione progettuale votata all’insignificanza, perché alcune iniziative in atto in tal senso sono ancora insufficienti rispetto alle necessità.
Questa situazione tuttavia può determinare la elaborazione di proposte generative da parte di tanti soggetti che siano messi nelle condizioni di tirar fuori il meglio di sé, caratterizzati da un comune sentire che superi le barriere personali, ideologiche, economiche e culturali. Un processo avviato verso un momento/evento di incontro e di confronto da costruire insieme che potremmo chiamare “stati generali della politica”, orientato alla valorizzazione della Città e del Polesine in tutte le sue espressioni, con risultati che possano offrire un’immagine diversa rispetto al passato. Dovrebbe avere le caratteristiche di un esperimento per vedere se si è capaci di definire l’identità di un territorio dinamico, pieno di idee e di voglia di vita, dove è bello abitare. Solo la cultura infatti salverà la politica.
Nel rispetto delle rispettive identità ed appartenenze, potrebbe essere l’occasione per costruire una nuova dimensione di impegno maturo, che diventi un tesoro comune da utilizzare domani per ulteriori progetti.
Per questo motivo si invitano le forze politiche e le istituzioni culturali a riflessioni, proposte e comportamenti adeguati alla gravità della situazione nella certezza che le energie presenti in questa terra sono notevoli, in grado di riportare il Polesine ad essere interlocutore autorevole in ogni campo.
Anche nella Chiesa si aprirà una nuova stagione costruita da chi crede veramente, è fedele a Cristo e si prende cura del prossimo, che non è morto, come da qualche parte si ritiene o si vorrebbe.
Ce la caveremo tutti insieme se nella sofferenza e tra le macerie porteremo quel fuoco di speranza che non si è spento.
Commissione Diocesana Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato
Andreasi Micol
Barion Matteo
Belloni Antonio
Carricato Francesco
Chieregato Mario
Cusin Cristiano
Dainese Giovanni
Doro Simonetta
Grillo Virginio
Mazzetti Adriano
Meo Antonio
Osti Giorgio
Padoan Andrea
Papaleo Franco
Pasin Daniele
Pivari Fabrizio
Scaranello Fiorenzo
Scaranello Marco
Stocco Damiana
Stocco Francesco
Zerilli Maurizio