“Mi ha profondamente rattristato la notizia del transito al cielo dello stimato metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta. Proprio nei giorni scorsi, con la particolare sensibilità che gli apparteneva, aveva voluto che fossi informato sulle sue ormai gravi condizioni di salute”. Esordisce così il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nel messaggio di cordoglio e vicinanza alla comunità ortodossa di Venezia e del Veneto, in occasione della morte, questa mattina, di Gennadios, che era anche esarca per l’Europa meridionale.
Moraglia ne ricorda il “tratto di uomo di Dio”, la gioia, la dolcezza, la saggezza e l’equilibrio “che si richiedono, in modo speciale, a chi ha ricevuto e presta l’ufficio del servizio di guida del popolo santo di Dio”. Profondo il legame del metropolita con l’Italia – dove venne inviato da giovane “dall’indimenticabile patriarca Atenagora” e “con la città di Venezia, insieme al grande e infinito amore per la Madre Chiesa”. Moraglia rievoca il momento in cui, due anni fa, Gennadios accompagnò il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e” potemmo amabilmente conversare durante la visita in patriarchio e alla basilica patriarcale di San Marco”, e lo definisce “un vero testimone e costruttore di unità”. Di qui alcune sue affermazioni in un incontro pubblico: “Noi dobbiamo essere terreni aperti, liberi. Noi dobbiamo amare l’altro. Per noi cristiani c’è soltanto questo: amare, niente altro. Non è poi così difficile… Dio ci ha fatto esseri liberi, uniti, sempre pieni di gioia, per realizzare buone cose”. I suoi insegnamenti “continueranno ancora a produrre frutti di bene e di pace all’interno delle nostre Chiese”, conclude il patriarca di Venezia rivolgendo le condoglianze sue personali e dei vescovi del Triveneto all’arcidiocesi ortodossa greca d’Italia e Malta.
Gennadios, al secolo Tsampìcos Zervós, era nato a Kremastì nell’isola di Rodi l’8 luglio 1937. Ha studiato Sacra Teologia nella Scuola teologica di Chalki. Ha ricevuto l’ordinazione diaconale, il 16 aprile 1960, dall’allora metropolita di Rodi Spiridione nel Sacro Monastero della Santa Trinità a Chalki e con tale grado fu inviato dal patriarca ecumenico Atenagora in Italia, e precisamente a Napoli, per concludere gli studi universitari con un dottorato in Sacra Teologia su “Il contributo del Patriarcato ecumenico per l’unità dei cristiani”, che costituisce il primo lavoro storico scritto in un centro studi cattolico da parte di un chierico greco-ortodosso.
Per dieci anni ha insegnato Teologia patristica presso l’Istituto universitario di San Nicola a Bari. Nel corso del suo cinquantennale servizio in Italia – si legge nel sito dell’arcidiocesi ortodossa – ha sviluppato in modo brillante ed efficace un’attività in campo ecclesiastico, spirituale e sociale, grazie alla quale ha ricevuto come riconoscimento, da parte delle autorità della Repubblica Italiana, la decorazione di Grand’Ufficiale. Ha partecipato attivamente, in qualità di rappresentante della Chiesa Madre, a numerosi convegni scientifici, missioni e manifestazioni ecclesiastiche.
Il 26 novembre 1970, su iniziativa del Patriarca Ecumenico Atenagora, è stato eletto all’unanimità vescovo di Kratea ed è stato il primo vescovo ortodosso in Italia dopo 275 anni e, soprattutto, per la prima volta è stato ordinato un chierico ortodosso con questo grado sul suolo italiano, alla presenza dei rappresentanti del Vaticano e dell’Italia. Il 26 agosto 1996 è stato eletto all’unanimità arcivescovo metropolita d’Italia, ed è stato intronizzato nella storica Cattedrale di San Giorgio dei Greci a Venezia, il 27 ottobre dello stesso anno.
Gennadios ha fondato 5 monasteri e circa 65 parrocchie e nel corso degli anni del suo governo pastorale sono state accolte nel seno dell’arcidiocesi ortodossa nuove parrocchie e nuovi chierici. Hanno preso forma, prestigio e si sono rafforzate le parrocchie già fondate a Bologna, Padova, Parma e Perugia. Infaticabile la sua attività di dialogo con lo Stato Italiano e la sua stretta collaborazione col Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Ha fatto rifiorire l’ortodossia – ricorda ancora l’arcidiocesi – proprio nel centro del Cattolicesimo Romano, grazie ai suoi frequenti ed importanti viaggi pastorali ha insegnato al cuore del popolo l’ecumenicità del Patriarcato Ecumenico, e ne ha rafforzato prestigio e incidenza nei territori tradizionalmente cattolici romani d’Italia e Malta.
Parlando del metropolita, durante la sua visita nella storica chiesa della Confraternita dei Santi Pietro e Paolo dei Nazionali Greci, a Napoli (ottobre 2007), il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, ne evidenziava l’amore immenso e la fiducia nella Chiesa, esaltando il suo lavoro di pastore: “Avete lavorato per moltissimi anni in modo missionario per il vostro gregge, distinguendovi per molti e vari carismi, tra i quali i più grandi sono l’umiltà e la dolcezza, la tranquillità e la saggezza del vostro carattere, ma più grande di tutti è il vostro amore e la fede verso la Madre Chiesa ed il vostro senso ecclesiastico che onorate e per mezzo del quale vi onoriamo.”
Profonda tristezza ha espresso oggi alla notizia della morte del metropolita Gennadios, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. “In questi anni a Venezia – scrive monsignor Moraglia nel suo messaggio di cordoglio – ho potuto apprezzare in più occasioni il Suo tratto di uomo di Dio e di persona ricca di gioia, capace di dolcezza e tenerezza come pure di quella saggezza e di quell’equilibrio che si richiedono, in modo speciale, a chi ha ricevuto e presta l’ufficio del servizio di guida del popolo santo di Dio”. Nel suo ricordo il profondo legame con l’Italia, insieme al grande e infinito amore di Gennadios per la Madre Chiesa. “Sua eminenza, conclude il Patriarca Moraglia, è stato, in mezzo a noi, un vero testimone e costruttore di unità” , quindi cita le parole di Gennadios :”Noi dobbiamo essere terreni aperti, liberi. Noi dobbiamo amare l’altro. Per noi cristiani c’è soltanto questo: amare, niente altro. Non è poi così difficile… Dio ci ha fatto esseri liberi, uniti, sempre pieni di gioia, per realizzare buone cose”.