Celebrare la Pasqua del Signore è rivivere l’esperienza dei primi discepoli che la mattina di Pasqua lo hanno incontrato e hanno visto in lui il Risorto. Neppure per loro però è stata una esperienza semplice e immediata: è significativo come tutti i racconti postpasquali sottolineino la difficoltà dei discepoli a riconoscere il Risorto. Anche il brano del Vangelo, che abbiamo appena ascoltato, riferendoci l’esperienza di Pietro e di Giovanni, il discepolo che Gesù amava, si conclude con una frase enigmatica e provocatoria allo stesso tempo: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». Non è facile spiegare questa osservazione: come si concilia con quanto è stato appena detto circa il discepolo che Gesù amava («vide e credette»)? I commentatori la interpretano nel senso che la fede del discepolo prediletto, basata sulla visione dei segni, deve crescere: non è ancora la fede ecclesiale basata sulla Scrittura e sulla testimonianza. E’ una considerazione importante perché ci indica la via per poter anche noi arrivare alla pienezza della fede pasquale. Di fronte alla risurrezione di Gesù, la nostra fede è sempre allo stato iniziale, perché anche di noi si può dire che non abbiamo ancora compreso. Questo non comprendere, questo non sapere, non si riferisce solo al nostro limite, ma anche alla natura stessa della fede: la risurrezione di Gesù appartiene al «mistero» di Dio e pertanto racchiude una novità inattesa e sorprendente, che è possibile accogliere solo entrando nella logica di Dio attraverso l’ascolto paziente e perseverante della sua Parola. Ci lasciamo allora anche noi guidare dalla Scrittura in questa mattina di pasqua.
Il testo di Giovanni che ci è stato proposto presenta nella Maddalena, in Pietro e nel discepolo che Gesù amava (Giovanni), un itinerario di fede che si snoda attorno a tre modi diversi di vedere. Un primo modo è quello della Maddalena: il suo vedere ha per oggetto la pietra ribaltata del sepolcro da cui nasce la supposizione che il corpo sia stato rubato. C’è poi il vedere di Pietro, che si fissa sui teli e il sudario: è un vedere che non va oltre, che si ferma alla constatazione del dato di fatto. Infine c’è il vedere del discepolo che Gesù amava: è un vedere che vede l’invisibile, un vedere che va oltre e sfocia nella fede («vide e credette») o perlomeno in un inizio di fede da approfondire attraverso la meditazione della Scrittura.
«Vedere oltre», «vedere l’invisibile»: è questa la caratteristica della fede che ci serve per fare esperienza della Pasqua. La fede cristiana, infatti, crede nella risurrezione vedendo dei segni di morte, ma non sono questi segno che generano la fede: serve l’intelligenza dell’amore e la fede nella Scrittura. Nel discepolo che Gesù amava troviamo infatti la fede che nasce nell’amore e un non ancora che chiede una pienezza che può venire solo dalla comprensione delle Scritture.
E’ la fede nella parola del Signore e nel suo amore che ci consente di credere nella risurrezione in mezzo agli innumerevoli segni di morte che attraversano la nostra vita e la storia dell’umanità, soprattutto nel momento presente. Questa fede può soccorrerci anche nel momento in cui sperimentiamo il vuoto dell’amore e la paura dell’abbandono. Come Pietro e il discepolo amato sono entrati nel sepolcro, anche noi durante la nostra esistenza, entriamo in numerosi luoghi di morte (lutti, separazioni, fine di relazioni e di amicizie). Noi stessi poi possiamo diventare luoghi di morte per gli altri (quando diventiamo operatori di arroganza, violenza, menzogna). La buona notizia è che anche noi possiamo uscire dal sepolcro e fuggire dai lacci della morte credendo in Gesù Risorto.
La fede nella risurrezione non consiste in una generica fiducia nella vita. La fede pasquale è credere che la vita nasce dalla morte grazie alla forza dell’amore di Cristo. E’ per questa fede che noi siamo morti in Cristo, la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio, e in forza della sua risurrezione possiamo vivere una vita nuova, una vita da risorti.
Quanto abbiamo bisogno della fede pasquale in questo tempo di desolazione e di morte a causa della pandemia. Questa Pasqua, diversa da tutte quelle che abbiamo celebrato finora, ci aiuti a credere in Gesù Risorto e a trovare in Lui la forza di amare i nostri fratelli come Lui ci ha amato. Questa fede e questo amore salveranno il mondo!
+ Pierantonio