«E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore»: queste parole del libro delle Lamentazioni mi sembra esprimano bene la vicenda umana del nostro caro don Luciano. Quando andavo a visitarlo mi ha sempre colpito la sua situazione di grande difficoltà, a motivo di una accentuata sordità e di una vista molto limitata, che gli rendeva molto problematico riconoscere le persone e comunicare. Questa condizione assai precaria contrastava con l’immagine che mi veniva data di lui da chi l’aveva conosciuto prima che i problemi di salute si aggravassero: una persona amabile che si era fatta benvolere per la sua bontà e disponibilità, prima ancora che per la sua cultura.
Sono convinto che negli ultimi anni, segnati da un doloroso isolamento dovuto alla sordità e ai problemi di vista, egli è stato sostenuto dalla fede. Riprendendo le espressioni del Libro della Lamentazioni possiamo immaginare che anche lui dentro di sé abbia detto «Il ricordo della mia miseria è come assenzio e veleno. Ben se ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me. Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. (…) “Mia parte è il Signore – io esclamo –per questo in lui spero” Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca».
Veramente il Signore è stato per don Luciano il centro di tutta la sua vita: la sua «parte», per usare il linguaggio della Bibbia.
Nato nel 1935 a San Martino di Venezze a 12 anni entrò nel Seminario diocesano, diventando sacerdote nel 1960. Dopo l’ordinazione fu nominato vicerettore e insegnante in Seminario, conseguendo la laurea in lettere all’Università di Padova. Dopo la chiusura della scuola del Seminario, proseguì l’insegnamento nella scuola pubblica, svolgendo allo stesso tempo il suo ministero come Assistente dell’Azione Cattolica per il settore giovani, assistente dell’AGESCI e collaboratore dell’ufficio diocesano di pastorale giovanile. Nel 1981 diventò parroco di Fienil del Turco e nel 1991 fu trasferito a Ceregnano, dove rimase fino al 1996 quando divenne parroco della Parrocchia cittadina di Sant’Antonio. Nel 2010 per motivi di salute rinunciò all’ufficio di parroco.
Chi lo ha conosciuto ha apprezzato la sua grande umanità. Così ne parla un confratello che ha condiviso con lui il ministero: «Ho sempre apprezzato di don Luciano l’intelligenza e la cultura espresse attraverso uno stile di grande generosità e di rispetto di ogni persona, a cominciare dai più piccoli. Non ha mai fatto pesare su nessuno la sua vastissima conoscenza derivata dalla passione quotidiana per la lettura e lo studio. Per di più sapeva condire ogni discorso con quel suo sorriso che era una finestra aperta sul suo cuore». Proprio per la sua umanità sapeva accompagnare le persone. Significativo, a questo proposito, il ricordo di un suo parrocchiano: «Una persona semplice e acculturata che ad un certo punto della vita ti ha preso per mano e ti ha fatto salire su questo percorso, camminando assieme a te, facendoti crescere e che ti ha accompagnato fino ad un altro punto della tua vita, un punto certo dove ti ha lasciato camminare solo, lasciandoti la mano nel momento in cui aveva capito che non avresti più avuto alcun timore».
Un particolare ringraziamento vorrei esprimere ai familiari, in particolare la sorella mancata qualche mese fa, e la nipote Arianna che lo hanno assistito negli ultimi anni, come pure alla Casa San Rocco di Vicenza, che lo ha accolto e amorevolmente curato negli ultimi tre mesi.
Ora la sua lunga attesa si è compiuta e il nostro don Luciano è andato incontro al suo Signore. L’uomo vecchio è stato crocifisso ed egli è passato dalla morte alla vita e può camminare in una vita nuova.
A noi, che lo abbiamo conosciuto, resta, assieme al ricordo della sua bontà e della sua umiltà, l’impegno di seguire l’insegnamento che ci ha dato con la sua vita prima ancora che con la sua parola.